Arai SZ-R Evo. Dalla pista alla strada, una eccellenza strettamente derivata dal Motorsport [PROVA]

La prova su strada del miglior casco Jet in commercio

In commercio esistono moltissimi caschi aperti in vendita per i motociclisti, che si è naturalmente portati a credere facciano più o meno lo stesso lavoro. Poi, per chi non si accontenta, c’è l’Arai SZ-R Evo. Un casco jet apparentemente simile a tutti gli altri che da quasi 40 anni si evolve senza soluzione di continuità, contando sul medesimo sviluppo tecnologico applicato ai migliori caschi integrali del pianeta, ovviamente sempre della giapponese Arai. L’ Arai SZ-R Evo è la massima evoluzione che si possa desiderare da un casco Jet, erede di una dinastia nata nel 1988 quando venne presentato al mondo al  salone di Colonia come primo casco Jet ad essere dotato di un sistema di installazione e rimozione della visiera senza l’utilizzo di attrezzature.
Da quel momento in poi, l’Arai SZ ha sempre proposto la migliore tecnologia disponibile attraverso step evolutivi che non hanno mai snaturato la qualità del progetto iniziale, tantomeno la ricerca della massima performance. Tra gli appassionati di due ruote, la scelta del casco Jet è spesso argomentata con pareri e opinioni contrastanti ma, personalmente, ho sempre identificato come “motociclista di un certo spessore” chiunque utilizzasse un Arai SZ, anche se nel momento in cui lo incrociavo era in sella ad un SH150 (senza nulla togliere agli scooteristi, ovviamente!). L’Arai SZ – nel microcosmo di chi se ne intende per davvero – è un segno distintivo che identifica un motociclista a cui è cara la propria sicurezza: visto il listino non proprio economico di questo oggetto del desiderio, è evidente che chi lo sceglie non lo fa per caso o per sfizio. Chi veste un Arai SZ, non cerca un jet. Vuole un Arai SZ. Questo fattore infonde una certa competenza mista ad autorevolezza in chi lo sceglie, visto che l’importanza per la protezione della nostra testa in caso di impatto è fuor di dubbio anche (e soprattutto!) quando si sceglie un casco aperto. Avvalorando questa tesi l’Arai SZ-R Evo sfrutta le medesime tecnologie sviluppate in MotoGp e utilizzate sull’RX-7V Evo, l’integrale top di gamma del produttore giapponese. 

TRADIZIONE, CULTURA E TECNOLOGIA

Hirotake Arai, l’uomo dal quale tutto ebbe inizio, era figlio di un cappellaio che produceva copricapi (anche per la polizia e le forze armate giapponesi). Per realizzare elmetti protettivi per i soldati del suo paese, Hirotake si trasferì in uno stabilimento molto più grande del negozio di Tokyo dove aveva iniziato la sua attività, a Omiya, e li iniziò a realizzare elmetti isolati termicamente ad uso militare. Hirotake adorava inventare, aveva realizzato anche i caschetti utilizzati dai muratori durante i lavori di ricostruzione nel dopoguerra ed era un appassionato di motociclette, in particolar modo della sua Harley-Davidson. Grazie agli spazi offerti dal suo nuovo stabilimento, intrecciati con la nostra passione, si mise al lavoro realizzando il primo guscio in fibra di vetro, di quello che sarebbe diventato il primo casco da moto di tutto il Giappone. Era il lontano 1937. Oggi l’azienda è ancora diretta dal figlio di Hirotake, Michio Arai, e per cultura e tradizione Arai realizza ancora prodotti fantastici che mettono al primo posto la sicurezza dell’utilizzatore”, seguendo una specifica filosofia anche dal punto di vista omologazioni.

OBIETTIVO SICUREZZA

L’ Arai SZ-R Evo è ovviamente omologato ECE 2206, ma Arai da sempre cerca e ottiene tutte le omologazioni possibili, comprese quelle (a detta di alcuni, superflue) che comprendono anche il penetration test, ossia testano la resistenza della calotta esterna anche contro eventuali ostacoli acuminati. A me non dispiace che il mio Arai SZ-R Evo abbia superato “il penetration test”, e il vostro integrale che ritenete molto più sicuro, sapete se abbia affrontato test del genere? Quel che si percepisce è che – dietro ad un marchio di fama mondiale, spesso associato a piloti che hanno scritto la storia nelle loro discipline – si nasconde un’azienda semplice che è rimasta privata per volontà di Hirotake prima e Michio poi, non dovendo mai scendere a compromessi con azionisti o un consiglio di amministrazione composto da membri estranei alla famiglia. Giù il cappello. L’azienda Arai, conta su una squadra di artigiani estremamente abili ed uniti fra loro, focalizzati su un solo obiettivo: proteggere i motociclisti. Ogni tecnico è responsabile del casco che realizza ed ogni calotta – nessuna esclusa – viene ispezionata da un esperto che, se supera tutti i controlli, la firma al suo interno per validarla, assumendosene carico. Non un prodotto nuovo ogni volta, bensì lo stesso progetto perpetrato negli anni, migliorato ed affinato inseguendo la perfezione. La filosofia di Arai è chiara fin dalla nascita, e si sintetizza nel proteggere al massimo deviando l’energia di impatto, obiettivo raggiungibile solamente rispettando una determinata forma e alcuni parametri, che agevolano lo scivolamento del casco in caso di urto. E questi parametri, fisicamente restano sempre gli stessi, motivo per il quale il casco si evolve senza mai essere stravolto.

“COSTOSO” E ”CARO”: SINONIMI… DALL’ACCEZIONE DIVERSA

Più di 800 euro a listino per un casco Jet, a primo impatto lo identificherebbero come un oggetto “molto caro”, ma è bene approfondire. Anni e anni di test e studi interni all’azienda, hanno condotto Arai a realizzare calotte in CLC (Complex Laminate Construction), un mix di fibre ben 6 volte più costoso della normale fibra di vetro ed il 30% più resistente agli impatti. Nella parte superiore dell’apertura per la visiera è inserita una fascia di Super Fibra mentre, lungo tutto il profilo inferiore, è presente un rinforzo tridimensionale chiamato Hyper-Ridge, una sorta di “scalino“ progettato per impedire la propagazione di eventuali crepe che dovessero verificarsi in caso di impatto, originariamente progettato per i caschi di F1. La struttura della calotta di questo Arai SZ-R Evo è la stessa utilizzata sul modello di riferimento per Arai nella gamma di caschi touring. Questa, può contare su oltre 20 tipi di materiali scelti per rendere ogni area del casco protetta nel miglior modo possibile, con attenzione maniacale alla zona della fronte e delle tempie. Il sistema di ventilazione, ha subito aggiornamenti costanti che hanno permesso di ottenere molta aria in ingresso per raffreddare la testa del motociclista, senza sottovalutare l’aspetto successivo, ovvero trovare il miglior modo per dissipare l’aria calda e umida già presente nel casco, senza generare rumori, fruscii e vortici talvolta fastidiosi. Tecnologia che troviamo con lo stesso sistema di ventilazione a 9 fori, direttamente nel fantastico integrale RX-7V. Gli interni antimicrobici, con funzione deodorante e antivegetativa, offrono punti di contatto con la testa del motociclista distribuiti con la massima uniformità possibile, che regala una sensazione di piacevole avvolgimento e protezione durante la guida. Tutto questo, determina che il fatto che si tratti di un casco Jet, non ha minimamente frenato i tecnici Arai, che negli anni hanno progredito anche l’aspetto aerodinamico dei vari SZ, con visiere più lunghe per fender meglio l’aria, e con l’estensione delle fiancate inferiori di ben 30mm e relativi guanciali interni, consentendo migliore stabilità alle velocità più elevate e maggior confort. Con i nuovi interni e padiglioni auricolari, i punti di contatto sulla testa del pilota sono stati distribuiti in modo più uniforme per una nuova sensazione che avvolge delicatamente l’intero cranio dell’utilizzatore finale. Questo approfondimento tecnico mi auguro aiuti a chiarire la differenza tra un prodotto “costoso” ed uno “caro”: stesso significato ma diversa accezione per due termini dal significato simile ma non identico. L’Arai SZ-R Evo è senza dubbio un casco “costoso”, perché gli investimenti fatti da un’azienda a conduzione familiare che profonde ogni sforzo – da tre generazioni – nella tutela della parte più importante del nostro corpo, necessitano di essere riconosciuti per permetterle di non dover scendere a compromessi. In casi come questo, si tratta di soldi davvero ben spesi: avete presente quando invece comprate un capo di abbigliamento firmato ma in cuor vostro sapete che state pagando una cifra da capogiro per un qualcosa che vale pochi euro, ma il piacere di possederlo vi porta a farlo? Bene. Un prodotto “caro” implica intrinsecamente uno spreco di soldi. Uno “costoso”, no, diventa una scelta consapevole. E dopo averlo calzato per la prima volta vi accorgerete di non aver scelto semplicemente “un jet” ma un compagno di vita per le vostre avventure su due ruote che racchiude il meglio della cura, della tecnologia e della protezione.

IN VIAGGIO CON L’ARAI SZ-r Evo

Ok, l’unicità di questo casco Jet dovrebbe essere chiara a chi ha letto fin qui, ma una volta indossato, come si comporta? Andando oltre la scheda tecnica e le mille parole scritte qui sopra, mi sento di dichiarare un controsenso quando affermo di essere rimasto semplicemente senza parole! Di caschi ne utilizzo davvero molti e per molti km sia, in strada che in pista attraverso tutte le stagioni dell’anno: nei mesi torridi di giugno e luglio appena conclusi, ho percorso circa 5000 km sempre indossando l’Arai SZ-R Evo, sia con moto naked, cruiser e carenata da viaggio. E togliendo la visiera lo ho utilizzato anche in pista con un amico nella sua auto, che è poi diventato il set fotografico alternativo di questo servizio! Non credo di sbagliarmi quando affermo in maniera lapidaria che non penso sia possibile pretendere di più da un casco “jet”: persisto con le virgolette perché – utilizzandolo intensamente – comprendo che racchiude una tecnologia di altissimo livello che ho potuto già incontrare in caschi studiati per le competizioni. Qualcuno potrà storcere il naso per la chiusura a doppio anello in un prodotto destinato solo alla strada, o la mancanza del sunvisor, ma Arai punta alla sicurezza prima di tutto, e vi sfido a dire che il livello di protezione dei concorrenti sarebbe lo stesso. Ha una calzata che sembra realizzata su misura per me, non ha un millimetro che non sia accoppiato, cucito, verniciato o montato perfettamente, e il suo baricentro basso quasi ne annulla il peso, consentendo una mobilità della testa durante la guida ad una velocità e con un comportamento sconosciuto agli altri jet. Il Pin-Lock è di serie, mentre opzionali si trovano diverse visiere polarizzate, oppure il parasole “esterno visiera”. Inoltre – grazie ad un sistema che permette di regolare lo spessore delle imbottiture estraendo “strisce” spesse 3 mm ciascuna da apposite tasche –  Arai offre la possibilità di regolare il fit di guanciali interni e cuffia in modo da personalizzare al massimo la calzata del casco secondo la fisionomia della propria testa. Se volete provare la sensazione di calzare un jet che vi trasmetta la reale sensazione di essere protetti come con un casco integrale, l’Arai SZ-R Evo è il casco che fa per voi. 

ARAI IN ITALIA  

BER Racing Europe di Modena, fondata nel 1982 da Maurizio Bombarda, è distributore e punto di riferimento per Arai (e per altri rinomati marchi legati al mono delle due ruote) – in Italia. Oltre ai contatti social e web, gli esperti della BER Racing sono sempre disponibili presso lo store in via Emilia Ovest, 954 a Modena.  “Not just a family business, but a legacy”.

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