Piaggio Vespa Primavera: tecnologia e fascino intramontabile [PROVA SU STRADA]

Agile e leggero, ha un motore da 11 CV con consumi pari a 43,2 km/litro in ciclo misto

Colpiscono le finiture impeccabili: i fanali a led, gli inserti poggiapiedi di gomma sulla pedana, gli specchi cromati, i loghi in rilievo, gli indicatori di direzione fusi nella carrozzeria e tanti altri dettagli

Piaggio Vespa Primavera – Al museo Piaggio, appena inaugurato, oltre 5.000 metri quadrati dedicati alla poliedrica attività del Gruppo Piaggio, abbiamo rivisto la prima Vespa Primavera. Eravamo appena scesi dalla versione 2018, aggiornata nel design e nella tecnica. Com’è cambiata! Sembrano trascorso un secolo, invece sono passati cinquant’anni, ma lei mantiene tutta la freschezza e il fascino di quella fortunatissima versione.

La prima cosa che si nota è la dimensione: oggi l’originale ci sembra piccolissima. Stenti a credere sia possibile farci tanta strada, eppure chissà quanti milioni di chilometri avrà accumulato nel mondo. “Ci sono due motivi alla base di questo sviluppo – ci spiega Marco Lambri, responsabile del Centro Stile Gruppo Piaggio -. Negli anni i principi di ergonomia, abitabilità e capacità di carico sono cambiati, questo si vede anche nelle auto, basta pensare all’evoluzione della 500. Poi c’è una ragione tecnica, l’attuale tecnologia, l’elettronica, la centralina, l’ABS, hanno bisogno di più spazio”. In comune i due modelli, Primavera 1968 e Primavera 2018, sembrano avere ben poco; in realtà la genesi è molto chiara, sono lontanissime ma vicine al tempo stesso; la ragione la spiega sempre Lambri: “Perché nell’evoluzione siamo stati attenti a non snaturare le proporzioni. La nuova Primavera resta infatti compatta, non deve crescere oltre una certa misura, deve rispettare chi la guida e restare leggera e piacevole, non deve intimorire. È un oggetto non aggressivo, buono ma non ‘tonto’, perché allo stesso tempo è giovane e grintoso“.

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Nuovi colori, anche nel cruscotto
Ed è proprio così: la Primavera suscita un’immediata raffinata allegria. La avverti subito, già dal primo sguardo ai suoi nuovi colori: dal giallo opaco della Sprint S, all’azzurro pastello della 50° Anniversario; e anche le tinte più seriose, il grigio pastello, il blu e il marrone opaco, addosso a questa ragazzina diventano subito brillanti. È cresciuta ma resta sempre compatta e leggera. Curioso come sia capace di adattarsi a tutti: chi è di buona statura (anche ben oltre l’uno e ottanta), può assumere una comoda e naturale posizione seduta, la sella è morbida e c’è ampio spazio a bordo per le ginocchia. Allo stesso tempo da fermi è facile da manovrare e arrivare al suolo, non solo per la leggerezza e le giuste altezze, ma anche per gli accorgimenti, per esempio la pedana, rastremata nella zona centrale, il manubrio stretto. Piacciono poi le finiture, impeccabili: i fanali a led, gli inserti poggiapiedi di gomma sulla pedana, gli specchi cromati, i loghi in rilievo, gli indicatori di direzione fusi nella carrozzeria e tanti altri dettagli: la Primavera è un gioiellino. E piace, in particolare, il nuovissimo display TFT a colori, che oltre alle classiche informazioni (velocità, dati del viaggio, temperatura ambiente, livello del carburante), funziona da display per la sua app (la VMP, Vespa Multimedia Platform), che aggiunge una quantità incredibile di dati, permette di rispondere alle telefonate, sfruttare i comandi vocali dello smartphone per effettuare chiamate o riprodurre musica.

Disegnata intorno a chi la guida
Oggi il cruscotto digitale è una scelta naturale, ma sulla primavera questa soluzione arriva dopo 50 anni, ed è stata ponderata attentamente. “Può sembrare facile ridisegnare un modello dalla linea già consolidata e apprezzata – dice ancora Lambri -, ma proprio quando si va a toccare un oggetto di culto occorre fare molta attenzione, perché gli appassionati non perdonano nemmeno un piccolo errore. In passato sono state fatte alcune scelte controcorrente, per esempio qualche taglio azzardato, una forma troppo innovativa, che non sono piaciute, e poi si è tornati indietro“. Oggi sulla linea della Primavera non c’è nulla da dire, e ci chiediamo quale sia il successo della Vespa; ce lo svela sempre Lambri: “C’è una tradizione del design italiano che dura da sempre, diversa da quella degli atri paesi, una cultura del bello con forme sensuali, latine, dalle giuste proporzioni, lontana dagli spigoli e dalle linee rette che piacciono per un certo periodo e poi passano di moda. Le nostre sono forme antropomorfe, altre sono ispirate alla natura, dalla vespa, appunto. L’altro motivo che ha decretato il successo della Vespa lo spiega un vecchio filmato dove si vede Corradino d’Ascanio disegnare la Vespa: non parte del mezzo ma dall’uomo, che ritrae seduto e poi disegna attorno la Vespa. È vero che in tanti anni è cambiata molto, ma nella tecnica, conservando i concetti che sono alla base“.

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Morbida e agile
Saranno le linee classiche, i colori pastello, le sella arrotondata: la prima parola che ti viene in mente quando sali sulla Primavera è morbida. Il motore fa di tutto per non turbare questa sensazione, è silenzioso, di meccanica e di scarico, non ha alcuna vibrazione, sembra quasi elettrico. Ma ha anche un bel carattere, la 125 che abbiamo provato vanta un ottimo spunto, e in quanto a prestazioni non fa mancare nulla; la Casa dichiara una potenza di 11 CV a 7.700 giri/min e una coppia di 10,4 Nm a 6.000 giri/min. Il consumo? Eccellente; si parla di 43,2 km/litro nel ciclo di prova standard, con gli 8 litri del serbatoio si percorrono più di 340 chilometri. La Primavera è morbida anche di sospensioni, che filtrano le normali asperità della strada facendo viaggiare sul velluto; sulle rovine di alcuni fondi cittadini si avverte la ciclistica compatta – ha le ruote piccole e non può avere le sospensioni di una enduro – ma è migliorata grazie ai cerchi di 12” (11” in precedenza), che bilanciano anche l’estetica. La dinamica è azzeccata, la Primavera resta sempre agilissima e leggera, ma non prende in contropiede, risultando bilanciata e intuitiva anche nella guida a bassa velocità e nelle infime rotonde cittadine; alla massima velocità (il tachimetro arriva rapidamente a segnare i 95 km/h) diventa stabile e sicura. E lo è altrettanto in frenata: il disco anteriore ha una risposta molto decisa, ma a scongiurare i bloccaggi ci pensa l’ABS; al posteriore questo problema non esiste, poiché è a tamburo, naturalmente sicuro perché morbido e pastoso, impossibile sbagliare.

Non è uno scooter
Il mito della Primavera nasce nel 1968 e dura 15 anni, chi l’ha vissuto ricorda il “vespino” come il simbolo di libertà e della sua dorata gioventù; difficile resistere alla nostalgia. Ma guidare oggi la nostalgia non avrebbe senso, sia per la questione delle dimensioni di cui abbiamo già parlato, sia perché i tempi sono cambiati. Va bene così: la nuova Primavera oltre ad aver compiuto un balzo tecnico incredibile richiama infatti un pubblico trasversale. Probabilmente molti ragazzi non subiranno il fascino della sua storia (che forse non conoscono neppure), ma ne apprezzano l’originalità. La Primavera infatti non è uno scooter dal design particolare, non si può paragonare, è una Vespa, un fenomeno di costume che distingue.

La gamma
La gamma della Vespa Primavera è molto ampia, equipaggiata con i motori i-get quattro tempi ad iniezione raffreddati ad aria nelle cilindrate di 50, 125 e 150 cc. Per scegliere tra le varie versioni e l’infinita offerta di accessori rimandiamo al sito; in questa occasione presentiamo la 50° Anniversario, nei colori celebrativi azzurro e marrone opaco, con la strumentazione analogica e fanale rotondo, e la più sportiva Vespa Sprint S, con strumentazione TFT a colori e il fanale rettangolare, disponibile in tre colorazioni, giallo e grigio (entrambe opache), e un raffinato grigio pastello. Tutte le nuove Primavera hanno il Bike Finder e il comando di apertura a distanza della sella di serie.
I prezzi di questi due modelli speciali sono in via di definizione; saranno dai concessionari da maggio.

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