Mercato moto agosto 2025 in calo, AICMOTO: “Serve un rapporto più equilibrato tra concessionari e costruttori”
Il commento dell'associazione italiana dei concessionari moto agli ultimi dati di mercato

Il mercato delle moto in Italia ha registrato ad agosto 16.202 immatricolati, pari ad un calo del 9,27% rispetto allo stesso mese del 2024, con un confronto che è ancora alterato dall’effetto “fine serie Euro 5” che aveva gonfiato i numeri nello scorso autunno. Nel cumulato dei primi otto mesi dell’anno, chiusi con 262.475 unità, la flessione è del 3,79%.
Le problematiche dei concessionari
Al di là dei numeri, dalle testimonianze dei concessionari emergono una serie di nodi strutturali, che definiscono un mercato in evoluzione. Tra questi per esempio c’è la concorrenza dei marchi cinesi nel segmento medio che spinge verso il basso i valori residui e sottrae domanda agli scooter e alle moto europee. Altra questione sottolineata dai concessionari è quella relativa alle politiche praticate dai costruttori circa le moto “demo” e i modelli a chilometri zero, che trasformati da strumenti tattici in pratiche sistemiche, generano stock inutili che drogano i conti dei concessionari e ne compromettono la redditività.
I concessionari chiedono ai costruttori maggiore attenzione verso le reti
Ricordando la complessiva del contesto, fatto di margini compressi, pressioni commerciali crescenti e costi finanziari elevati, i concessionari chiedono una maggiore attenzione da parte delle Case verso le loro reti, intervenendo con strategie mirate per la gestione degli stock, programmi commerciali realmente funzionali e condizioni economiche che garantiscano sostenibilità.
Necessità sottolineate anche da Attilio Pogliani, presidente AICMOTO, l’associazione italiana dei concessionari moto: “Il mese di agosto fotografa un mercato condizionato da fattori tecnici e difficilmente confrontabile con lo scorso anno, ma ciò che conta è il segnale che arriva dalla rete. I concessionari hanno bisogno di un rapporto più equilibrato con i costruttori. Senza un cambio di rotta sul fronte usato, stock e marginalità, il rischio è che il sistema si indebolisca nel suo insieme. Il 2025 resta un anno di attesa, ma è il momento di preparare basi più solide per il futuro”.
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