Itinerario Milano – Vaduz: in Liechtenstein senza entrare in autostrada

Il freddo e la neve non fermano la voglia di viaggiare in moto

Due Suzuki V-Strom 1000 XT, abbigliamento adeguato alle temperature e si parte alla volta del piccolissimo Stato tra i confini di Svizzera ed Austria, ad un passo dalla Germania. Un viaggio tra paesaggi e strade magnifici, senza un metro in autostrada

Sono molte le cose che si ha voglia di fare in ambito motociclistico,senza mai riuscirci per un motivo o per l’altro. Desideri che restano a sonnecchiare nel cassetto della nostra mente, etichettati “prima o poi”. Alcune di queste impegnative e grandiose, altre meno, ma comunque allettanti, rimandate, magari all’ultimo minuto per una ragione o per l’altra.

Noi, che ci accontentiamo di poco, era da un po che progettavamo, “tra le altre cose”, di farci qualche passo alpino in moto, nella stagione invernale, e magari unirli a un percorso che scopra qualche località “poco battuta” dai turisti su due ru6te e un tragitto “divertente” e non omogeneo, senza autostrada in mezzo.

Andiamo nel Liechtenstein?

Cosa? Dove? Va be dai non è lontassimo, in 3 ore e mezzo sei li, la facciamo in giornata, poi c’è il Kuntsmuseum, arte moderna, un bel po di castelli… No no, non hai capito, andiamo senza autostrada, tutta statali e interne, e svalichiamo in Svizzera dal Maloja o dallo Spluga, e ci facciamo le valli elvetiche sino alla vecchia dogana col Liechtenstein. Ecco era un po che sto viaggetto ci solleticava, belle strade, grandi paesaggi, dai laghi alle vette alpine, alla natura svizzera sino al Reno tra Austria e Liechtenstein, col brivido di affrontare i passi in pieno inverno, sperando di trovarli aperti.

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L’occasione era ottima anche per testare una moto nel tragitto, test che non facciamo con i canoni delle “prove su strada” convenzionali, ma utilizzando la moto per viaggiare, siamo in condizione di poter valutare un determinato modello nell’ambito del “mototurismo” e dar luce a pregi e difetti nell’utilizzo “prolungato” del mezzo. Due Suzuki V-Strom 1000 XT pronte, dobbiamo solo aspettare che il tempo decida di allentare la sua morsa gelida e bagnata per massimo 36 ore e partire.

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Così previsioni alla mano perenni, a sperare che cambino da un momento all’altro, arriva la partenza, sveglia alle 7, colazione al bar, checklist per essere sicuri di non aver dimenticato nulla, ultima occhiata alla mappa e via.
Direzione Lecco, prendiamo viale Fulvio Testi, da Milano poche decine di minuti sulla SS36 e arriviamo al lago, da qui proseguiamo verso Barzio sulla strada provinciale 62, un fiume nero tra due catene montuose, c’è il sole, 12 gradi e si sta benissimo, arrivati a Taceno la strada dipinge una serie di curve tra i boschi e firma l’opera con un’uscita dall’alto su Bellano e sul lago, con una vista splendida sino alle Alpi. Costeggiamo il lago passando nella riserva naturale Pian di Spagna, e da qui dirigiamo su Chiavenna, la temperatura inizia a scendere leggermente, ma la giornata è con noi e il sole ci osserva fiero del regalo fatto tra una nevicata e le piogge previste dalla sera successiva.

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Abbiamo percorso circa 140 km di provinciali, freccia a destra e sosta, caffè e foto al paesaggio e le moto.
La V-Strom 1000 XT è la versione con cerchi a raggi, l’adventour tourer di casa Hamamatsu, una moto che si posiziona a metà tra le medie 7/800cc e le maxi 1.200 e passa di oggi, una cubatura che da poco ha iniziato a interessare in maniera evidente anche altre case motociclistiche (leggi Africa Twin per Honda), per via dei minori costi di gestione e la possibilità di avere comunque un bel motore tra le gambe. Il rischio però è quello di non reggere il confronto con le maxi, che oggi hanno sempre più cavalli ed elettronica a gestirli. Suzuki non gioca sul numero dei cavalli di certo, regalandone un centinaio alla sua enduro stradale, ma colma il gap con una coppia di 100 Nm a soli 4000 giri, ed è qui che la moto dà il meglio, con un tiro ai bassi “da boxer”, che ti fa salire verso il passo del Maloja in quarta a 70 all’ora e, se vuoi allungare, la moto, come un trattore, con quel suono tipico del V a 90 gradi, tira su a 120 in un attimo senza tentennamenti, diventando “cattiva” se la si usa tra i 4 e i 7.000 giri, con la capacità di non farti rendere conto che stai andando a velocità davvero “impegnative” nel misto stretto.

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Ci hanno pensato le gomme a ricordarci che è inverno e stiamo salendo a 2.000 metri, le montagne di neve ai lati della carreggiata si sciolgono e la strada di colpo si copre d’acqua, costringendoci a “mollare” la manetta e concentrarci sulla guida per non rischiare scivolate in curva.

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Il termometro scende brusco, siamo a 0 gradi, la vista lascia senza fiato, tutto è bianco, gli alberi, le montagne, i prati, arrivati allo Julier Pass, il paesaggio diventa alieno, la lingua nera di asfalto avvolta dai ghiacci della vetta, dove il bianco della cresta si fonde con le nuvole argento del cielo talmente blu che sembra finto, ci costringe a fermarci per prendere qualche foto, malgrado le mani si gelino tolti i guanti e tiri un vento che taglia il viso, essere qui in moto, in questo periodo dell’anno da una sensazione unica, e vale assolutamente la pena di provarla, di stare in piedi da soli in quella landa bianca col cielo appoggiato alla neve, senza sci sul tetto dell’auto, con la tua moto e il sole a creare riflessi sul suo telaio, sperando in continuazione che non cambi tutto da un momento all’altro, perché qui, se piove, nevica, e se nevica chiudono i passi, si sa i momenti belli durano poco, effimeri, quindi non perdiamo tempo e rimontiamo in sella spediti verso la “pianura” elvetica, a 2300 metri in moto di inverno, anche 1.000 sembrano pianura, almeno psicologicamente.

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Costeggiamo i laghetti Silsersee e Silvaplanersee, completamente ghiacciati, e scendiamo verso Salux, passando di lato al lago Marmorera, la diga quasi non si vede coperta di neve, e continuiamo a scendere, mentre la temperatura sale, le curve continuano e il paesaggio torna a colori. La Julierstrasse 3 ci porta nel verde svizzero, tra una curva e l’altra, in un susseguirsi di borghi dai tetti a punta e casali adibiti a ristoranti, sino a Coira e all’ ultima cittadina prima del confine, Bad Ragaz, con quel nome ci aspettavamo Hard Rock Cafè e Harley a tutti gli angoli, siamo stati accolti da tipiche case “bavaresi”, lussuosi Hotel e campanili a punta, una visita qui vale la pena farla, subito prima di salutare la svizzera ed entrare nello stato del Liechtenstein.

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La dogana si presenta con una “muraglia” a chiudere la valle che percorre la provinciale, dietro la fortificazione, si passa attraverso la base militare del principato, immersa nel verde ai lati delle montagne, proseguendo per le vecchie mura all’interno di essa, e sotto l’ultima porta di pietra si entra nei 25 km di lingua tedesca che sorge tra Austria e Svizzera.

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A poche curve dalla dogana, sul lato della strada, ai lati di Balzers, l’antica pietra doganale affiancata alla bandiera svizzera segna da secoli il territorio, mentre l’orizzonte si apre e il Reno solca col suo corso la superficie del Principato del Liechtenstein, sino ad arrivare all’ultimo ponte in legno rimasto in Europa ad attraversare il Fiume, proprio all’ingresso della sua capitale Vaduz.

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Il Castello, ancora abitato dalla famiglia reale, domina sulla città, dove fare tappa al Kunstmuseum “museo di arte moderna” è d’obbligo, non si può non riconoscerlo, un cubo di lucida pietra nera nel centro della città, che tra gallerie di arte moderna e Castelli antichi da visitare, il Gutenberg Castle tra i primi, offre i paesaggi tipici delle regioni dell’Alsazia, con in più per noi motociclisti, la possibilità di rientrare in Italia, o attraverso lo Spluga e la Svizzera o di allungare dalla parte opposta, in Austria e scendere verso Livigno, ma solo d’estate però, adesso i passi son tutti chiusi, se nemmeno voi volete prendere l’autostrada.

La Suzuki V-Strom 1000 XT, instancabile compagna di viaggio, si è rivelata molto comoda con la sua posizione di guida, assente di vibrazioni, piantata sull’avantreno, e con un consumo medio di circa 20 km al litro, tenendo conto delle strade di montagna percorse, ottimo. Unica pecca la capienza delle borse, sufficiente per un week end, ma non per una vacanza più lunga in due. Il motore ci ha convinto su tutti i fronti, con una coppia e una verve inaspettate, che ti permettono di viaggiare in souplesse in qualsiasi situazione, anche “tirando” senza mai darti la sensazione di stare spingendo la moto, tenendola su di giri al limite per dover uscire di curva e allungare al prossimo tornante. Dobbiamo rientrare adesso, per la stessa strada, l’unico valico disponibile è questo in inverno, senza dover allungare troppo il rientro, e stasera danno acqua, il cielo è grigio, e lo Julier Pass ci aspetta, li se piove, in inverno nevica, ma questo lo abbiamo già detto.

Se volete i dettagli del percorso, questo è il link che potete utilizzare.

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