Triumph Spirit of 59, Original British

Una gamma articolata, motori 900 e 1200, Bonneville, Bobber, i modelli sono tanti, ognuno con una storia importante

Triumph Spirit of 59 - 1959, nasce la Bonneville, da allora si è sviluppata una gamma invidiabile, special di serie per tutti i gusti: classiche, scrambler, cafè racer, bobber

In attesa della prova della nuova Bonneville Bobber Black, ecco il nostro racconto di “Spirit of 59”, una iniziativa per partire della gamma Modern Classic di Triumph, che nasce appunto da quel 1959.

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Negli Stati Uniti, terra di difficile conquista, feudo delle grosse Vee Twin made in USA, le Triumph dal bicilindrico parallelo hanno sempre avuto successo, per l’estetica ma anche per la guida e le prestazioni. Già nell’anteguerra la Speed Twin è apprezzata per la splendida linea, la sua versione sportiva, la Tiger 100, fa addirittura scalpore anche per quella cifra (100) che indica la velocità massima in miglia: oltre 160 km/h. Che all’epoca mette i brividi.

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Nel 1954 Marlon Brando guida una Thunderbird 6T 650 cc nel film Il Selvaggio; nel ’55 sul lago salato di Bonneville, Johnny Allen, in sella ad un siluro spinto da un motore Thunderbird 650 elaborato, fa registrare il primo record di velocità siglato Triumph: 193 miglia orarie, oltre 310 km/h. Nel ’59 nasce finalmente la T120 Bonneville 650, nome scelto per ricordare gli altri innumerevoli record di velocità conquistati dalla Triumph sul lago salato. La Bonnie nasce fortunata: diventa una delle moto più famose di tutti i tempi, la bicilindrica inglese più venduta, amata dalle star di Hollywood e della musica, da Steve McQueen e Bob Dylan. E accompagna la rivoluzione degli anni ’60.

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Inizia una rivoluzione
Dice Wikipedia: nel 1959 l’Unione Sovietica lancia nello spazio Luna 1, il primo oggetto costruito dall’uomo ad uscire dall’orbita terrestre; per la prima volta dopo la fine della Seconda guerra mondiale si incontrano il presidente americano Dwight Eisenhower e il segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, Nikita Khruščёv, dando avvio alla distensione delle relazioni internazionali; nasce la Barbie.
Il 3 febbraio Richie Valens, Buddy Holly e “The Big Bopper” Jiles Perry Richardson perdono la vita in un incidente aereo: è ricordato come il giorno in cui morì il Rock ‘n’ Roll. Ma proprio in quegli anni si stanno formando i gruppi che segneranno la storia della musica: i Beatles e i Rolling Stones. Il mondo riparte sulle loro note e la Bonneville c’è.

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La Bonneville 59 anni dopo
Nel 2000 la Bonneville rinasce, inizialmente in una sola versione. Sono tempi in cui il vintage non è ancora di moda ma la Triumph vince la scommessa, arriva il successo: la Bonnie non solo piace a chi ricorda la versione originale, ma anche a chi cerca una moto elegante, semplice e facile da guidare. Oggi la gamma Modern Classic è ben più ampia, e offre ben otto modelli, declinati in varie versioni, che si distinguono per la destinazione, il carattere, le prestazioni e l’allestimento.

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I motori
L’originale bicilindrico parallelo si sdoppia: 900 e 1200 cc. Il look è vintage, raffreddamento ad aria e carburatori, ma sotto la pelle c’è la tecnologia: raffreddamento a liquido, iniezione, ride by wire e gestione di mappe, controllo di trazione, frizione assistita. Per dare più carattere il manovellismo è a 270° e i progettisti puntano sulla qualità dell’erogazione, concentrandosi sulla coppia ai bassi: 80 Nm a 3200 giri/min per il 900; 105 Nm a 3100 giri/min per il 1200. Pieno centro.
Le ciclistiche sono quelle classiche anni ’60: telaio d’acciaio, forcella tradizionale per tutte (a steli rovesciati solo sulla Thruxton R), doppio ammortizzatore. La frenata è affidata a dischi di generoso diametro, singolo sulle versioni base, doppio sulle premium, tutti gli impianti sono assistiti dall’ABS.

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Le 900
La versione di accesso è la Street Twin, allestita per offrire il massimo della facilità e del comfort: posizione di guida comoda, sella ribassata, sospensioni soffici. La T100 e la T100 Black condividono la stessa base ma cambia l’allestimento, più raffinato, ci sono ricche cromature, il logo in rilievo sul serbatoio, i cerchi a raggi, la strumentazione a due quadranti, cambiano le sospensioni.
Alla categoria delle 900 appartengono anche la Street Scrambler, che non ha certo bisogno di presentazioni, e la sportiva d’accesso, la Street Cup, una gustosissima piccola Thruxton, manubrio basso, la sella scavata con il guscio che copre la porzione del passeggero e una palpebra che ripara la doppia strumentazione.

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Le 1200
Quest’anno ci sono due novità: la Bonneville Bobber Black, scelta radicale, senza la sella del passeggero, con un nuovo avantreno più muscoloso, gommona Avon Cobra su un cerchio da 16″, doppio freno a disco con pinze Brembo e forcella Showa da 47 millimetri; la Bonneville Speedmaster, sulla stessa base della Black ma con le modifiche che servono per poter ospitare il passeggero.

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È interessante ricordare che per questi modelli il bicilindrico 1200 è stato messo a punto per erogare ancora più coppia: perde 3 CV di potenza massima ma guadagna il 10% rispetto al motore della T120. Gli effetti si sentono, sia sul manubrio, che scappa di mano, sia dagli scarichi, accordati con l’aspirazione per conferire un sound all’altezza della situazione. Resta in catalogo la Bonneville Bobber, con la ruota anteriore da 19″, la forcella da 41 millimetri e il singolo disco.

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Chiudiamo la rassegna delle Modern Classic con le Thruxton, le sportive di gamma. Ci sono due versioni, la base e la R, quest’ultima con componentistica al top: forcella a steli rovesciati Showa Big piston, sospensioni posteriori Öhlins, dischi e pinze monoblocco Brembo, pneumatici Pirelli Diablo Rosso Corsa. Sono equipaggiate con una versione più potente del 1200: albero motore alleggerito, rapporto di compressione superiore, airbox rivisto. Salgono la grinta e i numeri, con le Thruxton spec il bicilindrico è accreditato di 97 CV a 6750 giri/min e 112 Nm a 4950 giri/min.

Intervista a Christophe Couet General Manager Triumph Italia

Quali sono i competitor delle Modern Classic?

Ci sono due categorie: marchi che sono arrivati sul mercato per ragioni di marketing e di moda e altri che hanno un richiamo vintage perché l’hanno sempre avuto in gamma, come nel nostro caso. Per sottolineare le nostre tradizioni abbiamo posto molta attenzione anche ai dettagli. La Triumph era famosa per il coachline, il filetto d’oro e d’argento fatto a mano, e quando John Blor ha riaperto lo stabilimento ha voluto recuperare questo simbolo storico. Sono stati quindi ricercati i vecchi artisti del filetto, ormai pensionati, chiedendo loro di insegnare la tecnica alle nuove leve. Oggi i serbatoi delle Bonneville con i filetti oro o argento sono fatti a mano e siglati da chi ha eseguito il lavoro (la firma si trova togliendo la sella – ndr).

Ci sono tanti modelli che condividono una base simile e potrebbero sembrare simili anche nella guida, ma alla prova dei fatti sorprendono perché sono molto diversi.

Abbiamo curato molto questo aspetto, per diversificarli bene e caratterizzarli. Partendo dalla Street Twin, che abbiamo cercato di rendere più facile e comoda possibile, curando la posizione di guida, abbassando la sella, dotandola di sospensioni morbide. Questo modello è stato molto apprezzato anche dalla clientela femminile proprio per queste caratteristiche. Poi abbiamo lavorato molto sulle T, la T100 è più alta della Street Twin e ci sono sospensioni più rigide. È molto diversa anche dalla T120, non solo per il notevole salto di prestazioni, ma perché la T100 è più leggera e il telaio ha quote diverse per renderla più agile; la T120 è più sportiva, anche nelle sospensioni, e più impegnativa.

Ci ha sorpreso il grande carattere della Bobber Black, motore e ciclistica.

Il motore è lo stesso della T120, ma è messo a punto per il tema Bobber, con una gestione elettronica che favorisce la coppia in basso. Abbiamo curato anche il sound, rivedendo lo scarico e l’aspirazione, e poi sulla Black c’è la gomma anteriore che rende la guida più muscolare. Resta il tema monosella, perché volevamo fare la nostra special in casa, una scelta decisa che è stata premiata. Ma avevamo già in mente di fare la Speedmaster, per offrire le doti della Bobber, estetica, telaio e motore, anche a chi non vuole rinunciare al passeggero.
La Bobber ha un gusto americano, è piaciuta anche negli USA?

Sì, ma non piace solo la Bobber. Perché negli anni ’60 la Triumph ha venduto circa trecentomila Bonneville negli Stati Uniti, e quasi ogni famiglia ricorda di uno zio, un cugino o un amico che aveva una Triumph, e così oggi, siamo tra i marchi più importati in USA in questa fascia di mercato.

Poi ci sono le sportive.

Sono delle Cafè Racer, delle sportive sì, ma anni ’60. Abbiamo lavorato molto sulla messa a punto del motore, un’ulteriore versione del 1200, studiando a fondo i flussi dei gas. Oggi il bicilindrico Thruxton ha un’erogazione fantastica, ma sempre pensata per non essere impegnativa.

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