Suzuki V-Strom 650 XT: un itinerario in Franciacorta per due

Gustarsi la moto da soli o in compagnia può prevedere di utilizzarla in modi differenti

Abbiamo studiato un itinerario facile, ma piacevole, da gustarsi rigorosamente in due, con una lei come passeggero magari, che ci ha portati da Milano verso la Franciacorta. La compagna a due ruote era invece una Suzuki V-Strom 650XT, dall’erogazione lineare, con un ottimo tiro ai bassi.

Suzuki V-Strom 650 – Inutile cercare itinerari di montagna, con passi alpini a cavallo tra Svizzera e Italia, impostare navigatori su tratti dolomitici o cercare laghi in quota, troppo lontani e troppo impegnativi per una domenica di relax in due, pena, il rischio di annoiare la passeggera e creare la fatidica equazione moto in due uguale a stress domenicale.

Noi, invece, abbiamo preso la nostra Suzuki V-Strom 650 XT gialla come il sole che ci aspetta, aperto le padane passeggero, caricato la signorina sulla sellona comoda, fatto notare quanto sia naturale la posizione in sella, seduti dietro, con le pedane basse a non creare angoli scomodi su ginocchia e caviglie, maniglioni per passeggero praticissimi e ancora spazio per caricare uno zaino sul portapacchi, senza che invada la porzione di sella riservata al passeggero. Avremmo potuto dirigere verso Iseo percorrendo esclusivamente statali, ma non volevamo che la nostra uscita domenicale, sfocasse l’attenzione dall’obbiettivo del tragitto, e distraesse “l’ospite”. Sì, ospite è la parola giusta quando si parla della propria donzella in moto: va pensata un po’ come a quando si invita qualcuno a casa, e scopriamo di avere doti inaspettate di galateo e attenzioni impensabili, per metterla a suo agio e fare che torni. Quindi inutile tirare il collo al motore, buttarsi in pieghe alla Valentino Rossi e collezionare staccate ad ogni inserimento in curva, cercando di impressionarla, mentre vi resta aggrappata, col collo ingessato cercando di non sbattervi contro col casco, e le gambe pietrificate dalla tensione, per poi alla prima sosta sentirvi rispondere ai commenti sulla guida, la strada e quanto va bene la vostra moto, che le fan male le gambe e non sente più la chiappa sinistra dopo 25 minuti di viaggio.

Prendiamo la A4 direzione Venezia e ci facciamo cullare dal bicilindrico a 130 orari, ben protetti dal capolino, che anche se non regolabile non crea vortici fastidiosi sul casco, lasciandoci rilassati, senza la benché minima vibrazione su sella o pedane, col motore che frulla placido a quasi 6000 giri. Usciti a Iseo, caffè e pausetta, giusto giusto per sentirci dire che la V-Strom 650 è davvero comoda, “bella la sella”, e si riparte. Qui la strada, direzione Castelli Calepio, si apre tra una curva e l’altra nella Regione del Franciacorta, con paesini che si susseguono generosi di ristoranti e punti vendita vini, per poi scendere lungo il fiume Oglio, sino al borgo centrale di Castelli Calepio, medievale, con la sua chiesa cinquecentesca in stile gotico lombardo al centro, e filari di viti sui pendii collinari tutto intorno.

Paesaggi che lasciano chiedere al contachilometri se sia possibile essere così vicini a Milano e mentre noi ci godiamo la guida turistica del nostro 650, che dà il meglio proprio in questi frangenti, con un motore che tira ai bassi, quasi elettrico, riprendendo in quarta anche a 40 chilometri orari e ci tira fuori dalle curve senza batter ciglio, lasciandoci dimenticare il cambio, e sfruttare la rigidità del telaio per infilare una curva dietro l’altra, senza dover interrompere l’andatura “rotonda”, né in frenata in ingresso, e nemmeno in accelerate in uscita.

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Seguendo la statale, arriviamo alla famosa riserva naturale delle Torbiere del Sebino, tra Iseo, Provaglio e Timoline, qui ci si può addentrare a piedi nel parco e ammirarne le bellezze lacustri, o lasciarle scorrere al nostro fianco mentre si continua in direzione Provaglio d’Iseo, dove il panorama si copre di Viti, e le dolci pendenze verdi si interrompono solo per qualche borgo dai tetti rossi all’orizzonte, e i cartelli ai lati della strada ci portano verso le più famose cantine di Franciacorta.

È il momento della sosta, noi scegliamo la cantina di Bersi Serlini, azienda vinicola che produce un ottimo Franciacorta e accoglie i visitatori nel week end, con visite guidate alle vigne e le cantine di produzione.
Parcheggiamo la moto davanti alla Farm, dopo una stradina sterrata tra le viti, e ci rilassiamo assaggiando l’ottimo vino (chi guida giusto per assaporarne il gusto, lei si può invece concedere un paio di bicchieri) accompagnato da formaggi e salumi del posto.

Qui le cantine abbondano, dalle più famose, Bellavista o Ca’ del Bosco alle semisconosciute da scoprire, sulla strada del vino in Franciacorta, un susseguirsi di piccoli borghi, castelli, e monasteri. In particolare è da visitare il monastero di San Pietro in Lamosa, che si innalza sopra le torbiere del Sebino, tra le dolci curve della collina, che lasceranno a voi decidere sin dove arrivare, se spingervi su fino a Brescia, o perdervi tra le stradine che costeggiano vitigni e scoprire un agriturismo o cercare un ristorante. La V-Strom 650 XT, con cerchi a raggi, permette un turismo a due pari a moto di cilindrata superiore, sia per comodità di seduta e spazio, che per capacità motoristiche.

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L’erogazione del motore è lineare, con un ottimo tiro ai bassi. Riprende subito sin dai 2.000 giri, senza affaticare il pilota o dare sensazioni di pesantezza nella guida. Facile da gestire, con peso contenuto e seduta bassa (83,5 cm), permette di poggiare bene i piedi a terra ed aiuta nelle inversioni a “U”, o nei movimenti da fermo. In autostrada a velocità da codice, in due, il bicilindrico viaggia a poco meno di 6.000 giri, sempre pronto ad allungare senza intoppi per sorpassi o accelerate, grazie ad una sesta marcia lunga, ma di potenza.

Moto per viaggiare quindi, che dà il meglio proprio in questo contesto. Non per nulla, la V-Strom 650 ha venduto tanto nella sua storia, ed è ancora oggi unanimemente riconosciuta da tutti, come moto per chi ci gira sul serio, ma vuole abbattere i costi di mantenimento. Le valige laterali, originali Suzuki, studiate nella forma per integrarsi esteticamente nelle linee della moto, non ingombrare troppo, e non creare attriti aerodinamici, invece sono risultate poco capienti, soprattutto in relazione ad un vero viaggio in due. Poco incisivo anche il freno posteriore, quasi un aiuto in correzione a quello anteriore, ci sarebbe piaciuto un filo più robusto.

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