MotoGP | Suzuki, intervista esclusiva a Davide Brivio al Mugello

Il team manager Suzuki MotoGP ci racconta i legami con le moto di serie

Le competizioni non solo per un fattore di immagine e pubblicità del brand, ma come banco di prova per implementare le tecnologie che arrivano sulle moto di larga produzione
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Durante il GP del Mugello abbiamo potuto intervistare Davide Brivio, Team Manager della squadra Suzuki in Motogp. Il team principal ci ha raccontato alcune curiosità sulla nuova Suzuki GSX-R1000, come le cose siano migliorate nel corso degli anni sulle moto stradali, grazie anche al lavoro della squadra ed alla capacità di trasferire il Know-How dalla MotoGP allo sviluppo di una moto da strada.

Davide, la prima domanda è una nostra curiosità, volevamo chiederti, quale è stata la molla ad averti portato a lasciare il team Yamaha, per un progetto completamente nuovo come quello di Suzuki?

“Non è stato un passaggio immediato. Io ho lasciato la Yamaha quando l’ha lasciata Valentino Rossi. Di fatto ho seguito lui prima, infatti ho lavorato per alcuni anni con lui a livello personale aiutandolo nei suoi contratti eccetera, quindi per lui e per la VR46. Poi, dopo qualche anno che lavoravo per lui, ho ricevuto la chiamata della Suzuki ed è stata una scelta molto difficile, però ho sentito un po’ il richiamo di questo tipo di lavoro, cioè organizzare una squadra, gestire lo staff, cercare di scegliere i piloti, migliorare. È un lavoro che mi piace fare, Suzuki è una delle più grosse aziende al Mondo, quindi ho deciso alla fine di accettare”.

Quest’anno ha debuttato, dopo una lunga attesa, la GSX-R1000, una supersportiva che prende molto dalla MotoGP di Suzuki sul piano tecnico, come la fasatura variabile e l’elettronica, ad esempio. Innanzitutto sei un motociclista nella tua vita privata e che tipo di moto preferisci guidare?

“Non sono un grande motociclista, quando c’è disponibilità mi piace usare lo scooter, perché è comodo e cerco di non usare una moto che sia troppo pericolosa, però mi piacerebbe di avere il tempo, magari per andare a fare qualche giro in pista, però poi non si riesce mai.”

Pensi che tra moto da competizione e quelle di produzione ci possa essere un travaso di tecnologie o che l’applicazione sia troppo differente per pensare di accomunarle a livello tecnico?

“No assolutamente, c’è un grosso collegamento tra le corse la produzione e questo è uno dei motivi principali per i quali Suzuki ha deciso di ritornare in MotoGP o di partecipare alla MotoGP, è uno dei motivi principali, oltre ovviamente alla promozione del brand, ma uno dei motivi è quello di sviluppare tecnologia, da trasferire poi alla moto di serie. Chiaramente ci sono delle cose che non si possono trasferire, magari abbiamo il cambio seamless, probabilmente quello non avrà mai un applicazione sulla moto di serie, però lo sono tutte le esperienze che ci facciamo con l’elettronica, o anche su alcune componenti ciclistiche. Il nostro lavoro è funzionale a generare know-how all’interno dell’azienda che poi potrebbe venire utilizzato per qualunque modello. Si, assolutamente c’è un collegamento e ci deve essere affinché partecipiamo alla MotoGP. Devo dire che anzi, anche la nuova GSX-R1000 ha delle soluzioni e delle idee che arrivano dalla MotoGP e quindi che i nostri ingegneri hanno utilizzato e hanno trasferito.”

Nello sviluppo della nuova GSX-R1000, Kevin Schwantz ha contribuito?

“So che l’ha provata diverse volte, però sinceramente non so quanto abbia influito, perché non ho non ho partecipato a quel progetto.”

A cura di Gianluigi Cuttitta

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