F.B Mondial HPS 300 ABS MY2019: La rinascita della fenice [PROVA SU STRADA]

Classico e moderno si uniscono per conferire il giusto lustro ad un marchio tutto italiano che, tra il 1949 ed il 1957, si è aggiudicato cinque titoli mondiali piloti ed altrettanti costruttori

Con le sue dimensioni ridotte ed il peso piuma, la sorella maggiore della famiglia HPS si presta ad incontrare i favori di chi cerca una moto facile, divertente e piacevole da guidare. Forme innovative ma indissolubilmente legate al passato, danno vita ad una scrambler a basso costo capace di regalare piacevoli sensazioni

F.B Mondial HPS 300 ABS MY2019 – Ci sono marchi che hanno contribuito a fare la storia di un Paese. Marchi di cui molti ignorano l’esistenza ma che, negli anni, hanno dato lustro e risalto alla cultura delle due ruote. Nel ’49 – quando l’elettronica applicata alla moto era un’utopia ed a fare la differenza erano coraggio e pelo sullo stomaco – un “certo” Nello Pagani porta a casa il titolo mondiale nella classe 125 cc, seguito nel ’51 da Bruno Ruffo, nel ’52 da Carlo Ubiali e, dopo un breve stop, nel ’57, da Tarquinio Provini, mentre, Cecil Sandford, lo ottiene nella classe 250 cc.
Il denominatore comune del loro successo è proprio la storica F.B Mondial, azienda fondata nel 1929 dai Fratelli Boselli (da cui l’acronimo F.B – discendenti di una ricca famiglia di proprietari terrieri) sotto la guida di Giuseppe, già pilota e comproprietario della G.D, una piccola azienda motociclistica bolognese famosa per il decentramento produttivo: in officina si realizzavano solo i telai e si eseguiva il montaggio della componentistica che, però, veniva prodotta da altre aziende artigiane cittadine su specifiche della G.D stessa, permettendo così lo sviluppo di più realtà presenti in quella che è ancora oggi nota come la “terra dei motori”.

L’attività dei fratelli Boselli avveniva a Milano, in Via Marcona, presso il “negozietto” – questo il nome del loro locale commerciale – inizialmente rivolto ad offrire solo ed esclusivamente un servizio di vendita ed assistenza proprio per i modelli prodotti dalla “Ghiradi – Dall’Oglio” che lo stesso Giuseppe scelse nel 1925 per prendere parte a diverse gare, arrivando a vincere il campionato piacentino.
Il periodo del dopoguerra però, vide farsi sempre più concreta la richiesta di un mezzo da trasporto che fosse robusto ed economico, motivo per il quale il Conte Boselli si dedicò alla produzione di motocarri collaborando con il famoso Oreste Drusiani, esperto costruttore di motori per varie Case nonché proprietario delle omonime Officine site in via Milazzo 32 a Bologna, purtroppo scomparso improvvisamente nell’aprile del ’29. Proprio in onore di questa collaborazione, la F.B stabilì la sua prima sede produttiva di motocarri nel medesimo stabile in cui si trovavano le Officine che però chiusero i battenti con la morte dello stesso Oreste, lasciando al figlio Alfonso – pilota ufficiale G.D – l’incombenza di provare a portare avanti l’attività del padre che stava operando per gettare le basi di quella che sarebbe dovuta diventare una casa di produzione di motociclette denominata, appunto, “Drusiani”.
I fondi a disposizione non erano sufficienti e dunque intervenne, ancora una volta, il Conte Giuseppe Boselli quale socio finanziatore, con lo scopo di tenere testa alle commesse della CM di Mario Cavedagni, attuando un progetto di ampliamento della struttura produttiva ed acquistando macchinari più moderni destinati alla produzione di motoleggere.
La produzione di motocicli veri e propri iniziò nel secondo dopoguerra grazie alla collaborazione tra le famiglie Drusiani e Boselli i quali, in definitiva, assunsero il controllo dell’azienda anche in relazione alla quantità di capitale apportato nel corso degli anni. Alfonso Drusiani viene incaricato di progettare un motore 125 cc quattro tempi da corsa, andando in netta controtendenza con il mercato che prediligeva i propulsori a due tempi. Pian piano i risultati iniziarono ad arrivare e la F.B Mondial consolidò il suo nome nell’ambito delle competizioni motociclistiche raggiungendo – nel 1957 – l’apice del successo con un 125 cc capace di erogare 18 cavalli a 12.000 giri/min e 190 km/h di velocità massima. Il grande Provini vince il Tourist Trophy, il GP d’Olanda ed il GP del Belgio chiudendo l’anno con il titolo di campione del mondo classe 125 cc.; vince anche il GP delle Nazioni ed il Gp d’Olanda con la classe 250 cc mentre Cecil Sandford si aggiudica il Tourist Trophy ed il titolo mondiale nella categoria duemmezzo. La Mondial si ritira ufficialmente dal mondo delle corse alla fine del 1957 ma il nome non scompare dai campi di gara nemmeno negli anni successivi. La produzione di motociclette per uso stradale continua fino al 1978 quando ormai vedono la luce pochissimi esemplari; a metà anno viene presentato un modello cross competizione da 175 cc a due tempi con cambio a sei velocità ma, purtroppo, non vedrà mai la luce per via della chiusura definitiva dell’attività.

“Rimettersi in moto”: ecco la frase con la quale il Conte Pier Luigi Boselli e l’imprenditore Cesare Galli – titolare della Pelpi International – hanno deciso di rimettersi in gioco gettando le fondamenta del progetto imprenditoriale che ha mirato al rilancio del marchio e che ha visto trasformare quelle che erano poche linee su un foglio bianco, in realtà a due ruote oggi conosciute con i nomi di HPS 125 ed SMX 125. La HPS, acronimo di Hipster, è nello specifico la moto che più si lega al passato del marchio Mondial nato attorno agli anni ’40 e tornato in auge proprio in questi ultimi anni. L’evoluzione della specie si chiama HPS 300 e ce la siamo gustata per diversi giorni. Per quanto il corso stilistico sia innegabilmente cambiato, una volta in sella sembra di rivivere le emozioni degli anni in cui le corse si facevano rischiando la vita, a volto scoperto e con un unico limite: il coraggio del pilota.

Estetica e finiture:

Rating: ★★★½☆ 

Scramblerina tutto pepe

Guardatela di profilo e vi accorgerete di come il nuovo corso stilistico intrapreso dalla rinata F.B Mondial, punti a conquistare un mercato ampio, composto da motociclisti alle prime armi, ragazze che sognano una due ruote facile da gestire ma anche da utenti esperti che vogliono rivivere le emozioni di guidare una moto che si porta dietro un bagaglio di storia così importante. Parcheggiata in mezzo alla moltitudine di moto e scooter che si possono trovare in una città come Milano, è bello notare come la gente la osservi cercando di capire di cosa si tratti. Perché lei, con il suo passo corte ed i vestiti ridotti al minimo sindacale, sa come attirare gli sguardi: le ruote CST tassellate lasciano intendere velleità avventuriere e le finiture da scrambler di ultima generazione, sanno catturare l’attenzione di appassionati e non.

Parafango anteriore e specchi posti alle estremità del manubrio sono cromati e ben si intonano con le altre parti specchiate; ne definiscono invece il colore – opzione Silver in questo caso – il serbatoio, i fianchetti laterali ed il puntale che incornicia la parte inferiore del propulsore. Il gruppo ottico anteriore nel più classico stile tondeggiante, richiama il cilindro utilizzato per la strumentazione, posizionata in modo decentrato e che presenta difficoltà di lettura nel caso in cui il sole gli batta direttamente contro. Raccoglie i dati salienti e permette di tenere sotto controllo i giri motore che – come vedremo dopo – saliranno fino a quote inaspettate!

Il logo F.B Mondial mantiene il disegno di un tempo con i caratteri che hanno fatto la storia e fa bella mostra di sé, splendendo sotto il sole come fosse un diamante. Nella visuale di tre quarti posteriore – decisamente la più accattivante – si fa apprezzare il piccolo stop integrato sotto alla bellissima sella dal design a cannelloni, estremamente comoda e confortevole per il pilota quanto decisamente scomoda e scivolosa per il passeggero che dovrà accontentarsi di uno strapuntino di fortuna. Osservandola nel dettaglio, scopriamo alcuni aspetti che potranno sicuramente essere migliorati con la naturale evoluzione della specie: il cavo della luce targa posteriore è “fascettato” al portatarga quando invece si potrebbe optare per un sistema passante che conferisca più cura al modello. Nella visuale anteriore destra invece, sono visibili i cablaggi sotto al serbatoio, altro punto sul quale lavorare per fare in modo che la moto dia un’impressione meno approssimativa e più coinvolgente ai futuri acquirenti che – ne siamo certi – non saranno pochi, complice il prezzo d’attacco davvero invitante.

Eccezzion fatta per questi trascurabili dettagli, con la HPS 300 ci si trova tra le mani un oggetto stiloso e di tendenza, merito anche del bellissimo impianto di scarico old style che potrebbe interferire con l’appoggio del piede destro sulla pedana ma che – grazie ad un isolamento termico a regola d’arte – non crea nessun problema anche in caso di temperature d’esercizio elevate. Che la prendiate perché vi ricorda i tempi che furono o semplicemente perché è attraente nel suo essere minimal, non rimarrete certo delusi: la HPS 300 conta sul suo stile “Hipster” per affascinare e per attrarre anche gli sguardi più indiscreti. Portatela ad un aperitivo in una zona chic e state a vedere cosa succede… basterà poco ed in tanti si avvicineranno per capire che moto sia. E la domanda alla quale dovrete sicuramente rispondere sarà: “ Ma Mondial fa ancora moto?” Ebbene si, signori miei… ed è pronta al rilancio.

Motore e prestazioni:

Rating: ★★★★☆ 

Fatela girare alta: vi stupirà!

Anche se sui fianchetti sotto sella e sui listini la identificherete sempre e comunque con la dicitura “HPS 300”, sappiate che il cuore pulsante montato al centro del telaio è un monocilindrico a quattro tempi e 4 valvole di 249 cc. Con un rapporto di compressione pari a 11,5:1 ed una potenza di 25 cavalli a 9000 giri, questa HPS ha le carte in regola per farvi divertire. Una volta acceso il propulsore raffreddato a liquido, basta ruotare dolcemente la manopola del gas per mettersi in movimento e capire che il bilanciamento delle masse e la fluidità del motore, vi permetteranno una guida ancor più facile di uno scooter. Con la terza marcia inserita, si viaggia a velocità attorno ai 50-70 km/h senza dover impazzire scendendo o salendo di marcia in caso di rallentamento o di strada libera; con la quarta si riesce ad osare di più per poi arrivare ad utilizzare la quinta marcia che già vi condurrà vicino al limite massimo e che si attesta attorno ai 130km/h. Con la sesta inserita, potrete invece viaggiare senza pensieri e con percorrenze di tutto rispetto considerando i 9,5 litri di capienza del serbatoio. Se in un momento di follia le chiederete di fare sul serio, sappiate che il mono è in grado di spingere a dovere, regalando 22Nm a 7.000 giri/min che – pur non essendo tantissimi – su una moto che pesa 133kg a secco, saranno in grado di farvi percepire una spinta decisa con un allungo infinito che verrà interrotto a quota 10.000 giri/min dall’intervento del limitatore. Se istigato, il duemmezzo omologato Euro 4 vi seguirà fin dove potrà ma… siamo quasi certi che il raggiungimento del limite ve lo comunicheranno prima gli pneumatici e non il motore, perché con le tassellate non si riesce ad ottenere quella sensazione di stabilità che, al contrario, gli pneumatici intagliati sanno comunicare.

Guida e maneggevolezza:

Rating: ★★★★☆ 

Dimensioni compatte, maneggevolezza da star

Che siate alti, medi o bassi, la HPS 300 vi accetterà senza remora alcuna. Lei non fa distinzioni, ed il perché lo capirete una volta in sella. E’ compatta, ha un interasse di 1360 mm e la seduta posizionata a 785 mm da terra. L’inclinazione del canotto di sterzo è pressoché perfetta e, una volta accomodati sul sellino minimal (ma confortevole), ci si accorge ci come il triangolo polsi – gomiti – caviglie sia così perfetto da non destare il minimo problema; al massimo basta scorrere un po’ avanti o indietro per trovare la posizione ideale. Le mani afferrano una coppia di manopole bellissime da vedere, caratterizzate da un design che emana il profumo delle corse di una volta e, complice il manubrio incurvato e regolabile ruotando sull’asse, ci si trova in una posizione talmente naturale da essere data per scontata.

Non aspettatevi invece leve regolabili o strumentazione a led di ultima generazione ma, più semplicemente, una dotazione di base adatta a tutti e di facile e chiara interpretazione. Il peso della moto (inferiore a quello della maggior parte degli scooter aventi medesima cilindrata) ed il raggio di sterzo generoso, la rendono facile da spostare da ferma e, anche in caso di spegnimento improvviso, è gestibile da piloti esili o di corporatura media.

Partiamo per un test su strade ricche di curve e ci accorgiamo che la facilità con cui si guida la HPS 300 è disarmante: scende in piega senza difficoltà e non tende mai a chiudere l’anteriore, nemmeno quando la velocità si riduce improvvisamente in curva per motivi o cause impreviste. Le sospensioni non sono morbidissime, anzi, sui dossi o su fondo irregolare, restituiscono colpi decisi ma, quando il manto stradale torna uniforme, la forcella anteriore USD da 40 mm di diametro e 97 di escursione, copia bene le asperità comunicando al pilota la direzione che si sta prendendo.

Al posteriore invece, troviamo una coppia di ammortizzatori con serbatoio esterno che sostengono il peso del pilota limitando il rollio anche in caso di accelerazioni improvvise. La bontà ed il funzionamento degli elementi è percepibile anche quando si va ad agire con decisione sull’impianto frenante che non ha nulla da invidiare ad impianti blasonati installati su moto della medesima categoria: la pinza radiale anteriore a 4 pistoni morde forte il disco da 280 mm e consente l’arresto in spazi davvero ridotti. Il posteriore è meno incisivo e, quando si forza particolarmente anche solo per provare ad indurre una derapata, interviene l’ABS di serie a due canali agendo in maniera ineccepibile ed evitando alla moto di scomporsi in ogni situazione.

Prezzo e consumi:

Rating: ★★★★☆ 

Una scrambler a prezzo di saldo

Inutile fare voli pindarici sull’argomento prezzo: la HPS 300 ABS 2019 costa 4.490 € f.c. ed è disponile in due colorazioni: Silver – come quella del nostro test – oppure nella più aggressiva e modaiola versione Black. L’argento ha un forte legame con il passato, con le moto che hanno vinto i campionati e, a parer nostro, le manopole e la sella a contrasto hanno il loro perché. E’ una interpretazione vintage della cultura Hipster al quale i designers si sono ispirati nella creazione del modello. Chi, invece, vuole qualcosa di più attuale, può puntare sul nero che non stanca mai ed è adatto ad ogni situazione, anche alle uscite serali in centro, magari con una fidanzata che si accontenti di sedere su uno strapuntino di fortuna ma che, comunque, F.B Mondial ha concepito per poter condividere questa magnifica passione.

In chiusura una nota sui consumi, che sono sostanzialmente irrisori. Si percorrono tranquillamente 25 km/l, anche di più, se si apre il gas con attenzione, allineandosi al valore dichiarato in 3,3 litri per 100 km.

PRO E CONTRO
Ci piace:
Look accattivante
Posizione di guida
Allungo
Frenata e taratura ABS

Non ci piace:
Porzione sellino passeggero
Cablaggi a vista
Finiture da migliorare

F.B Mondial HPS 300 ABS 2019: la Pagella di Motorionline

Motore:★★★★☆ 
Maneggevolezza:★★★★☆ 
Cambio e trasmissione:★★★½☆ 
Frenata:★★★★½ 
Sospensioni:★★★½☆ 
Guida:★★★★☆ 
Comfort pilota:★☆☆☆☆ 
Comfort passeggero:★★★★½ 
Dotazione:★★★★☆ 
Qualità/Prezzo:★★★★☆ 
Linea:★★★★☆ 
Consumi:★★★★☆ 

Ha collaborato Gianluca Cuttitta

Abbigliamento del tester:
Casco: Caberg Freeride
Scarpa, pantaloni, giacca e guanti: Dainese

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