BMW R1200GS Adventure Rallye: il panzer a suo agio anche tra le mulattiere più estreme

La abbiamo messa alla prova in un tracciato off road decisamente impegnativo

Le sospensioni elettroniche ed il motore docile e pieno anche ai bassi regimi garantiscono una trazione incredibile, su qualsiasi fondo. Ci siamo andati dal lago di Lecco ai Piani dei Resinelli, su un tracciato che in molti ci avrebbero sconsigliato ed invece lei ne è uscita in modo egregio

BMW – Avendo a disposizione una BMW R1200 GS Adventure Rallye gommata Continental TKC80 tassellate, ci sembrava doveroso inserire nel nostro itinerario programmato, tratti in off road, per poter testare in prima persona il comportamento in fuori strada, di una moto che già conosciamo bene (qui la nostra prova su strada della Rallye “standard”).

Il problema più serio da affrontare in inverno, se si vuole andare in sterrato e fuoristrada, per chi parte da Milano, è che la maggior parte dei percorsi sono in alta montagna, e vengono chiusi in inverno per neve e impraticabilità degli stessi. Aggiungiamo poi che piove da quasi un mese di fila, e in pianura, nel pavese e sul Po, i tracciati da noi conosciuti sono una distesa di fango e paludi, non proprio il terreno ideale per testare un bicilindrico da più di 250 chili. Quindi decidiamo di puntare verso Lecco e creare un anello, che dalla costa del lago ci porti ai Piani dei Resinelli e da li a Morterone, per poi ridiscendere verso il lago e rientrare a Milano. Ma a noi non piace percorrere le strade canoniche per arrivare ad una destinazione, quindi l’obbiettivo è di arrivare ad Abbadia Lariana, salire a Linzanico e da li cercare un tracciato che ci porti ai Piani Resinelli in fuoristrada. La giornata è splendida, la temperatura mite, le moto pronte, si parte, il tratto che ci divide tra Milano e Lecco, serve giusto a giocherellare con i vari controlli delle sospensioni elettroniche ESA, e capire le varie risposte del motore nelle differenti configurazioni della centralina, che su Road ha una risposta piena e immediata, mentre su Enduro, limita la potenza, e rende più dolce il dipanarsi dei cavalli alla ruota posteriore.

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Le bicilindriche dual sport moderne, malgrado le dimensioni, che possono mettere in soggezione, hanno capacità incredibili in off road, oggi, grazie all’elettronica, che permette al pilota di gestire la potenza dei motori, (260 chili di moto e 125 cavalli con una coppia da camion quasi tutta ai bassi regimi, non sono uno scherzo), e le sospensioni elettroniche consentono di settare la taratura, in maniera perfetta, con un semplice click ai controlli al manubrio, adattando il precarico a piacimento o automaticamente. Arrivati a Linzanico, ci inoltriamo in un dedalo di viuzze lastricate, strette poco più di un’auto, che si arrampicano tra tra i casali del borgo sino ad un passaggio in terra e sassi che si apre sui piedi del monte e sale inghiottito nel bosco. Decidiamo di fermarci e dare un’occhiata alla mappa, nulla, i vari tracciati che si aprono davanti a noi non vengono riportati, non ci resta che decidere quale dei due prendere, o quello che sale sul monte e scompare tra gli alberi, o quello poco sotto, che segue il declivio e pare aggirarlo. Non abbiamo idea di che tipo di fondo troveremo, o se ci sia un’uscita, la situazione che amiamo di più, quella di perdersi, non sapere cosa la strada (o il sentiero) ci regalerà, cosa ci farà scoprire. Cose che oggi capitano sempre meno viaggiando tra i nostri confini, e che ci ribadisce per l’ennesima volta, che il viaggio, è uno stato mentale, un approccio, dipende da noi quanto essere aperti, o pianificare nel dettaglio, poco conta la latitudine e longitudine, per vivere un esperienza. 

Alla fine il perdersi diventa proprio una realtà, così ci viene in aiuto un motociclista, che prima ci mette in guardia dalla difficoltà del tracciato che ci sta suggerendo e che ci sconsiglia con moto come quella che stiamo guidando, ma poi, quando noi spavaldi gli diciamo di volerci comunque tentare, spunta tra gli alberi con un trial e decide di aprirci la strada sino al lato della montagna, sempre scettico sulle capacità di questa moto di superare il percorso. Abs e controllo di trazione disinseriti, mappatura della centralina su Enduro impostata, sospensioni su Dynamic, precarico posteriore al minimo e partiamo. La posizione eretta sulla GS Adventure Rallye è pressoché perfetta, le pedane da enduro, allargate e la prolunga sul pedale del freno facilitano la posizione e il bilanciamento, il baricentro bassissimo tipico del boxer, associato al manubrio largo fanno quasi scomparire il peso della moto, anche a manovre in piedi a velocità bassissima, la risposta del motore poi è dolcissima, e questo aiuta non poco nell’utilizzare la coppia per disimpegnarsi nei passaggi difficili.

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La nostra guida improvvisata, ci porta su un percorso che in pochi chilometri diventa una mulattiera che attraversa il bosco sul lato della montagna, il fondo da terra battuta e ciottoli, salendo e scendendo tra le radici degli alberi e i gradini in pietra, si fa sempre più sconnesso, con grossi sassi e ghiaia, sino ad arrivare a un tratto che scende nel bosco con pendenze acutissime e stretti tornantini a gomito, costellati di pietre e canali solcati dalle piogge dei giorni precedenti. Diciamo non proprio il terreno ideale per una R1200GS Adventure, moto più godibile su sterrati veloci e stradone battute di montagna, dove poter dar sfogo al motore e giocare a chiudere le curve di gas, così, mentre il nostro trialista si ferma dopo ogni passaggio difficile a guardarci sempre più scettico, noi lo deludiamo e continuiamo a scendere e salire per le pendenze del percorso, scartando le rocce più grosse e superando di gas i gradini e le radici. Gran lavoro delle sospensioni, che spianano il terreno senza problemi, e ci aiutano non poco nel mantenere la direzione, a patto di non chiedere troppo alla ruota da 19 pollici anteriore, che a differenza di un 21, tende a incanalarsi di più se il fondo diventa particolarmente sconnesso. Con queste moto, è essenziale trovare una “velocità di avanzamento” adeguata, se rallenti troppo, e affronti le sconnessioni troppo lentamente, il peso e la mole la fanno da padroni, costringendo il pilota a dover sostenere il mezzo nei sui sbilanciamenti, il trucco sta nel trovare il giusto compromesso tra fondo e caratteristiche della moto, in modo da ovviare agli sbilanciamenti con la velocità il gas e il corpo in piedi sulle pedane. Dalla cima degli alberi il sole inizia a aprirsi, mentre la strada arriva finalmente alla carrozzabile, che porta in vetta, dove il fondo diventa compatto ed a tratti cementato, consentendoci di godere della coppia del boxer tra le curve strettissime in salita, sino alla neve dei Piani dei Resinelli, che ci compaiono davanti appena usciti dall’ultimo bosco attraversato appunto in mezzo alla neve. Da qui ci dirigiamo verso Morterone, coi suoi tornanti disegnati sul lato del monte che pare uscire da un film western, mentre dal lato opposto il lago ci saluta con la sua flemma. Stanchi e contenti dirigiamo verso casa ormai è il tramonto, ma non ci sono fanciulle a salutarci mentre ci allontaniamo.

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La GS Adventure Rallye, anche su un percorso non proprio ideale per lei, ne è uscita egregiamente, grazie sopratutto al perfetto bilanciamento dei pesi, un baricentro basso, e una perfetta triangolazione sella, pedane, manubrio, a fare il resto poi ci pensano le sospensioni, capaci di adattarsi a tutte le situazioni con l’aiuto dell’elettronica, e la dolcezza del motore che non spiazza mai il pilota con scatti da cavallo imbizzarrito.

L’abbigliamento utilizzato per la nostra prova è così composto:

Casco: Kappa KV30 ENDURO AVENTURE
Giacca e pantaloni: Dainese D-Explorer goretex
Stivali Dainese Latemar goretex
Guanti Dainese Ergotour goretex

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