Yamaha X-MAX400, Suzuki Burgman 400 e MaxSym 400: riflessioni post comparativa

Aveva vinto l’X-Max, ma sarà tutto oro quello che luccica?

Yamaha X-MAX400, Suzuki Burgman 400, MaxSym 400 - A distanza di qualche settimana e dopo aver guidato a lungo i tre scooter, abbiamo trovato alcune conferme e parziali smentite di ciò che avevamo indicato nel nostro verdetto, vi spieghiamo il perché

Spesso nei primi 500 metri di guida di un mezzo hai già capito tutto, o quasi. Non per questo sarebbe però lecito fermarsi dopo un giro dell’isolato per scrivere una prova su strada. Se infatti la “regola dei 500 metri” vale nella maggior parte dei casi, a volte ti trovi a stravolgere un giudizio (o più semplicemente a smussarlo o arricchirlo di nuove sfumature), magari anche dopo aver guidato per centinaia di chilometri prima di capire dove stia la ragione. Anche per questo, ogni tanto mi piace sbirciare, ad esempio nelle pagine Facebook dei proprietari di un determinato mezzo, per provare a mettere a fattor comune le loro impressioni e confrontarle sul campo con quanto emerge dalla nostra prova su strada. Può anche capitare di trovare utenti che nei commenti ad articoli o video entrino “a gamba tesa”, sia a conferma che a smentita dei pareri da noi espressi.

Ecco, la comparativa a tre, con i monocilindrici 400 di casa Yamaha, Suzuki e Sym, ha creato un bel dibattito (prevalentemente sui social, ma anche nei commenti al video), soprattutto tra i detrattori e sostenitori dei due giapponesi. Dibattito che nella maggior parte dei casi è stato alimentato dai sostenitori del Burgman, che lo ritengono migliore dei concorrenti, ma stranamente anche da alcuni proprietari dell’X-MAX per nulla contenti del loro acquisto.

E se l’X-MAX 400 fosse un vincitore con “la coda di paglia”?
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Nella nostra comparativa (qui trovate il link all’articolo) abbiamo provato a mettere insieme due approcci. Nel video e nella prima parte dell’articolo siamo infatti rimasti il più oggettivi possibile, cercando di non giudicare, ma di mettere voi in condizione di valutare i tre scooter, in base alle informazioni che vi abbiamo riportato. Nella chiusura dell’articolo abbiamo invece espresso qualche parere personale in più, stilando una classifica. Il verdetto, nato dal confronto dei tre tester coinvolti, ha visto il MaxSym pagare un progetto un po’ datato, che malgrado l’adeguamento alle normative Euro 4 e qualche altra novità, come le colorazioni 2018, lo ha portato al gradino basso del podio. Una decisione figlia anche dei prezzi dei tre scooter coinvolti, ma va detto che, rispetto ai listini (ricordiamo che il Sym è a quota 6.400 euro, a 6.790 l’X-MAX ed a 7.899 il Burgman 400), al netto delle promozioni le cose cambiano un po’. Sia la casa di Taiwan che Suzuki scontano di oltre 600 euro i loro scooter, portando le differenze ad ampliarsi nel primo caso, a chiudersi nel secondo. Così il Maxsym si fa più appetibile, dato che i 5.750 euro del suo prezzo promozionale sono oltre mille in meno di quelli che servono per un X-MAX, mentre il Burgman “di mezzo” (tra 125/200 e 650) scende a 7.290, quindi solo 400 euro in più dell’avversario della casa del diapason.

Qualità percepita e qualità reale
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Fino a qui però nulla di nuovo rispetto a quanto avevamo già avuto modo di evidenziare, quello che invece abbiamo provato a verificare sul campo, dopo aver pubblicato video ed articolo della comparative, è stata la questione legata alla qualità. Ed è qui che entriamo in un terreno potenzialmente minato, perché a volte la qualità per essere giudicata in modo corretto richiede tempo ed una consistente distanza percorsa, in entrambi i casi in quantità molto superiore rispetto ai 15 giorni ed alle poche centinaia di chilometri di una nostra prova su strada.

La sfida diventa a due
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Iniziamo con il dire che il confronto si fa a due, dato che il Maxsym pecca in alcuni aspetti e, anche dal punto di vista della qualità percepita, paga l’approccio un po’ datato del suo progetto. I due giapponesi sono invece entrambi molto ben curati, differenziandosi soprattutto nel diverso approccio: un poco più tradizionale il Burgman, molto moderno e sportivo l’X-MAX. Fin troppo direbbe qualcuno, visto che i commenti che abbiamo letto, si sono spinti a volte ad un giudizio sulla sua estetica, che non piace proprio a tutti, a quanto pare. Non convince la spigolosità dello scooter Yamaha, espressa oltre che nelle forme, anche nell’erogazione e nella taratura di trasmissione e meccanica. In questo ci sentiamo di darvene una conferma, se da un lato quando hai fretta l’X-MAX è quello più reattivo, dall’altro nel quotidiano è ruvido e, sposando il parere di più di un commento che abbiamo ricevuto, il motore è rumoroso, ma non nel senso del piacevole sound che potrebbe avere una moto sportiva. Si tratta di una rumorosità che fa pensare ad ingranaggi che lavorano in modo non ottimale, sensazione che emerge in modo netto quando si passa dal Burgman all’X-MAX e viceversa, percorrendo il medesimo percorso. Il monocilindrico Suzuki non è solo più pieno ai medi regimi, dove poi si finisce per utilizzare prevalentemente il motore quotidianamente, ma è anche ben più fluido e tondo, senza nessun rumorino di troppo, a dimostrare sul campo il vantaggio di quel “100% made in Japan”, che tanto hanno tenuto a sottolineare in Suzuki alla presentazione stampa dello scorso luglio.

Il Burgman sul campo giustifica tutto il suo listino più impegnativo
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Più li scopri, più li studi con attenzione, più emerge che quei 1.109 euro che li separano nei rispettivi prezzi di listino, che anche a noi erano parsi quasi eccessivi, sono invece giustificati da un approccio un po’ diverso. Sembra quasi che l’X-MAX sia fatto per convincere in un modo che potremmo definire irrazionale e di cuore, basato su un “effetto wow”, che con il tempo scema, mentre il Burgman, che a qualcuno inizialmente potrebbe sembrare quasi “noioso”, si rivela molto concreto ed in grado di non deludere a lungo termine. Yamaha punta a stupire con controllo di trazione ed una dotazione ricca del suo 400, però poi l’X-MAX ha una ciclistica che entra più facilmente in crisi nell’uso sportivo ed ha un posteriore che digerisce meno le buche e le asperità della strada, dove invece il mono con attacco PRO LINK del Burgman si dimostra una soluzione decisamente più efficace, raffinata e che però incide non poco sui costi di produzione. Una scelta quasi azzardata da questo punto di vista, in un mondo che fa del prezzo il driver principale di una scelta di acquisto, ma siamo sicuri che, alla lunga, chi sceglierà il 400 di Suzuki questa scelta la apprezzerà non poco.

Verdetto che cambia?
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Alla luce di un utilizzo più prolungato e di uno studio più accurato, i due scooter giapponesi a nostro avviso si scambiano le posizioni sui due gradini alti del podio, anche grazie ai 600 euro abbondanti che Suzuki mette in campo, con quello che era nato come un prezzo di lancio, ma che di fatto sembra essere diventata la leva con cui spostare un ago della bilancia, che premiava troppo l’avversario di casa Yamaha. L’X-MAX 400 è infatti più economico, sia nel prezzo che in alcune scelte tecniche e produttive però. Il Burgman 400 invece fa davvero del “100% made in Japan” la sua filosofia, sacrificando con questo la convenienza economica forse, ma garantendo una soddisfazione a medio e lungo termine, che per il marchio giapponese sembra essere un valore imprescindibile e fondamentale.

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Abbigliamento del tester Matteo “l’uomo d’affari”:
Giacca: Tucano Urbano Urbis 5G
Guanti: Tucano Urbano Tetris
Casco: Scorpion Exo-City Wind

Abbigliamento del tester Paolo “il mototurista”:
Giacca: OJ Revolution J
Pantaloni: OJ Revolution J
Casco: AGV K5 Jet
Abbigliamento del tester Gianluca “lo sportivo”:
Giacca: Alpinestars Marshall Drystar Jacket
Pantaloni: Alpinestars Crank Denim Pants
Guanti: Alpinestars C-30 DRYSTAR GLOVE
Scarpe: Alpinestars Lunar
Casco: Caberg Uptown Gear

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