Triumph Bonneville Bobber, unica, essenziale ed in stile marcatamente retrò, da gustarsi rigorosamente da soli [PROVA SU STRADA]
Un grosso “effetto wow” da ferma, comoda e piacevole da guidare
Triumph Bonneville Bobber – Speed Twin 500, questo è il nome della sua antenata del 1937, da cui prende spunto a livello estetico, in modo piuttosto evidentente. Certo, la Bobber di oggi è tutt’altra cosa, perché se alcuni elementi la accomunano con le motociclette degli anni ’40 e la rendono praticamente unica nel panorama motociclistico attuale (limitandosi ovviamente alle sole moto di produzione), tecnicamente siamo di fronte ad un prodotto moderno dotato, per esempio, del controllo di trazione e delle migliori tecnologie attuali. L’approccio è però da duri e puri, inutile girarci troppo intorno. Dei tanti curiosi che hanno addirittura fotografato la Bobber durante il nostro test, quasi tutti ci hanno rivolto la medesima domanda: “Ma il passeggero?” Non mettetevi a fare ricerche di selle che si fissino al parafango posteriore con ventose o altro, perché non le potreste montare, è il libretto di circolazione stesso a smorzare le fantasie, perché la Bobber è omologata rigorosamente per uno. È un problema? Per alcuni forse lo sarà anche, ma siamo sicuri che per i suoi estimatori è una caratteristica che la rende ancora più inimitabilmente diversa dalle altre moto.
Estetica e finiture:
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La cura per il dettaglio è maniacale, il suo look assolutamente unico
L’effetto wow è paragonabile a poche altre motociclette, se non a nessuna addirittura, a meno di confrontarla con piccole produzioni artigianali. Con il senno di poi avremmo potuto piazzare una telecamera ed un microfono nascosti, per cogliere le reazioni ed i commenti dei passanti. Regolarmente è infatti stata fotografata, con alcuni selfie da parte dei più “lanciati”, attirando le attenzioni anche dei non motociclisti. La Bobber in quanto ad “oggetto” è infatti notevole, è innegabile, con un look tanto particolare da diventare oggetto di discussione di quasi tutti quelli che ci passavano vicino. La casa di Hinckley ha voluto stupire ed è riuscita a farlo con una moto che è l’emblema della pulizia e della essenzialità, abbinate ad un sapore retrò con richiami forti a motociclette di 70 anni fa.
Un’operazione molto pericolosa sulla carta, perché il rischio di cadere nel ridicolo era consistente, ma la Bobber del 2017 merita davvero poche critiche. I gusti sono soggettivi, però trovare qualcuno che non la apprezzi dal punto di vista estetico è piuttosto difficile. Il fotografo l’ha amata, perché la sua presenza “importante” è stata di grosso aiuto per realizzare degli scatti di effetto, mentre analizzandola nei dettagli si scoprono particolari degni di nota. Partiamo dalla parte posteriore, quella più caratteristica, perché manca. La Bobber è infatti una moto che finisce sostanzialmente a metà.
Dalla sella in poi c’è davvero il minimo indispensabile, praticamente il nulla. L’interasse è di ben 1.510 mm, con un posteriore piuttosto lungo caratterizzato da una soluzione che è uno dei dettagli più particolari della Bobber. Parliamo della coda che simula una “hard-tail”, dato che in realtà la sella cela un monoammortizzatore, con un bellissimo leveraggio in alluminio. Mancano all’appello solo il parafango molto minimal ed il cerchio a 32 raggi da 16”, con gomma “cicciotta” e canale nero.
La Bobber è tutta concentrata intorno al motore, che diventa elemento stilistico centrale, insieme alla sella ed al piccolo serbatoio. Porta avanti la dicotomia delle Classic di Hinckley, con lo stile vintage che si fonde con elementi moderni.
Ci riferiamo agli ormai noti finti carburatori che nascondono gli iniettori, oppure al radiatore dell’acqua, nero, piccolo ed allungato, nascosto quasi perfettamente tra i tubi del telaio, che serve per il raffreddamento delle teste del propulsore. All’avantreno la forcella telescopica tradizionale ha foderi neri, con i classici soffietti in gomma nera a donarle un look retrò. Anche il parafango anteriore è rigorosamente in metallo e molto essenziale, oltre ad essere contraddistinto, sia per il posteriore che davanti, da una nervatura longitudinale centrale.
Il piccolo faro ha la struttura nera ed una corona cromata, mente è la strumentazione a mettere in luce la doppia anima della Bobber, forse più di ogni altro elemento. Oltre ad essere regolabile in altezza, è costituita da un piccolo ed unico strumento analogico circolare, il tachimetro, con al suo interno un display a cristalli liquidi che lo rende multifunzione.
Molti i dati tra cui è possibile scorrere con il tasto sul blocchetto sinistro, come contachilometri, indicatori della marcia innestata, del livello carburante (sempre visibile sulla sinistra), ma troviamo anche l’autonomia, l’intervallo di assistenza, un orologio, due parzializzatori, il consumo medio e corrente, lo stato del controllo di trazione ed il valore del contagiri.
Motore e prestazioni:
Rating:
Il 1200 HT diventa più tondo e pieno ai bassi, protagonista non solo nel look della Bobber
Il motore è il noto bicilindrico parallelo raffreddato a liquido, 4 valvole per cilindro, SOHC (single over head camshaft, ovvero con distribuzione monoalbero), con angolo di manovella 270°. Denominato 1200 High Torque, rispetta le promesse per quanto riguarda la coppia, con un valore massimo di 106 Nm a 4.000 giri, mentre la potenza è più contenuta rispetto ad altri modelli, con 77 cavali, che arrivano ad appena 6.100 giri. Deriva da quello della Bonneville T120, rispetto al quale perde 3 cavalli, ma acquista una erogazione ancora più ricca ai bassi ed ai medi regimi, grazie anche alla nuova scatola filtro sdoppiata. La curva di erogazione cambia molto, perché da un lato l’allungo è più contenuto, con la potenza massima che arriva prima, ma il valore di punta della coppia si sposta di ben 900 giri verso l’alto. In sostanza la Bobber dà il meglio di se nella porzione centrale, diciamo tra i 2 ed i 4 mila giri, ma riprende in tutti i rapporti già da 1.200-1.300 giri ed allunga (teoricamente) fino a quota 7 mila giri. A meno che non vogliate lasciarvi alle spalle delle virgole nere alle partenze al semaforo (a controlli spenti), tirare il collo al bicilindrico non ha alcun senso, perché il bello è proprio il suo carattere “pacioso” e la erogazione pastosa che mette sul piatto ai medi. L’iniezione elettronica è sequenziale multipoint, mentre lo scarico ha doppia camera, è un “2 in 2”, in acciaio inossidabile spazzolato, silenziatori inclusi. La trasmissione finale è a catena, mentre per la frizione multidisco in bagno d’olio viene adottato il comando servoassistito, per gestire tutta la coppia a disposizione senza troppo sforzo sulla leva.
Il cambio a 6 rapporti ha innesti precisi, una ottima rapportatura, con le marce lunghe che sono orientate chiaramente alla guida rilassata in autostrada, dove il regime resta particolarmente contenuto. Naturalmente la Bobber, nascendo nel 2017 ottempera alle norme Euro 4, mentre le magie della moderna tecnologia, che nessuno si aspetterebbe da una moto di questo segmento, arrivano dalla presenza del comando dell’acceleratore di tipo Ride-by-wire e del controllo di trazione. Il tutto si traduce in due modalità, Road e Rain (sparisce la terza che troviamo sui modelli Triumph più sportivi), con diversa risposta al comando del gas ed altrettante modalità selezionabili per il controllo di trazione, che è anche escludibile. Il risultato è che la Bobber non è solo una moto oggetto, ma anche un ottimo mezzo per ogni tipo di condizione di utilizzo, anche quando l’asfalto renderebbe insidioso mettere a terra la tanta coppia a disposizione.
L’unica nota negativa riguarda, a nostro avviso, la gestione del controllo di trazione. Insieme alla navigazione tra le varie funzioni del menù, si gestisce con il tasto sul blocchetto sinistro, ma in questo caso solo a moto ferma. La disattivazione o riattivazione del controllo di trazione diventa quindi impossibile in movimento, magari quando inizia a piovere o perché si incontra un fondo stradale insidioso, a meno di fermarsi.
Guida e maneggevolezza:
Rating:
La “moto da aperitivo” è sorprendentemente piacevole da guidare
Diciamocelo senza peli sulla lingua: spesso una moto così, perfetta per farsi notare all’arrivo all’aperitivo, si rivela scomoda o comunque poco efficacie nelle guida “vera”. La Bobber offre invece una ciclistica ed un piacere di guida sorprendenti. Al telaio a culla in acciaio tubolare è abbinato un particolare forcellone bibraccio, sempre in acciaio tubolare, che la rende una hard-tail “finta”, dato che è presente un bell’ammortizzatore KYB a doppio tubo e precarico regolabile, con escursione di 120 mm. Identico valore della forcella anteriore, anch’essa KYB con steli da 41 mm. Cerchi a 32 raggi dal diametro differente, con un 19” davanti ed un 16 posteriore, calzano rispettivamente pneumatici 100/90 e 150/80. Si tratta di Avon, appositamente sviluppate per la Bobber, che per i freni mette a disposizione un disco singolo anteriore, da 310 mm, mentre il posteriore è da 255, in entrambi i casi con pinze Nissin flottanti a 2 pistoncini ed ABS a gestire il tutto. Il peso a secco è di 228 kg, mentre la sella è vicinissima a terra, con una altezza di appena 690 mm. Fin qui la carta d’identità della Bobber dice tutto e niente, perché il suo aspetto, come detto, porterebbe a pensare ad una posizione di guida sacrificata sull’altare del look, mentre mai penseresti di fare un bel giretto in montagna con una hard-tail (o presunta tale).
Invece lei ci ha sorpresi fin dai primi metri in sella, anzi prima, dato che già sedendoci in sella abbiamo trovato comoda la Bobber. Guidandola si finisce per pensare che omologarla monoposto sia stata una scelta eccentrica che la caratterizza ulteriormente, ma che è così gustosa da portare a spasso che anche un passeggero se la potrebbe godere, se ci fosse una soluzione anche di fortuna per portarlo in giro. Scende in piega senza indecisioni, mai impegnativa e sempre intuitiva, mentre lasciandosi prendere la mano arriva abbastanza presto (ci mancherebbe che non fosse così però), la grattata con la pedana. Non è impacciata nemmeno nel traffico della città, dove la posizione molto bassa consente di districarsi facilmente nei destra – sinistra. Sarebbe un peccato però limitarsi ad usarla per la tratta casa – locale per farla e farsi ammirare da tutti quelli a cui fa girare la testa per il suo aspetto, perché la Bobber è una moto eccezionale da guidare. Comoda, praticamente priva di vibrazioni ed in grado di dissimulare egregiamente il suo peso non proprio irrisorio, è un piacere pennellare le curve e godersi il bel sound del 1200 HT con angolo di manovella 270°.
Prezzo e consumi:
Rating:
Il gusto del prodotto particolare ad un prezzo non proibitivo
Quattro le colorazioni disponibili, con il Jet Black affiancato dal Competition Green, che offre una magnifica doppia colorazione del serbatoio, con un grigio chiaro a creare un contrasto di sicuro effetto, mentre restando sulle tinte unite, troviamo poi il Morello-red e l’Ironstone del nostro esemplare. La scelta del colore incide anche sul prezzo, che parte dai 12.700 euro del nero, sale di 125 euro per le altre due tinte unite, fino ai 13.000 euro tondi tondi del Competition Green, come detto con serbatoio a doppia colorazione. Se pensiamo al grande effetto coreografico della Bobber, confrontando il prezzo con la “normale” Bonneville T120, i 400 euro che le separano fanno apparire questa moto a buon mercato, o comunque dal prezzo più che giustificato dai contenuti che mette a disposizione. La capacità del serbatoio è invece l’unico difetto, insieme all’assenza della possibilità di ospitare un passeggero. Il look ha infatti imposto di limitare a 9.1 litri la quantità di carburante utile, con una autonomia (circa 200 km) che resta quindi piuttosto contenuta, anche se i consumi del 1200 HT si confermano ottimi, con un dato dichiarato nel ciclo combinato di 4.1 l/100km, ma guidando con un filo di gas riesce a fare addirittura di meglio.
Tra i moltissimi accessori originali disponibili per la Bobber (ben oltre cento) ce ne sono numerosi per personalizzare ulteriormente l’estetica della moto: ben 6 diverse finiture per la sella, ma si va poi dai manubri alti o bassi (sono previsti addirittura dei semi manubri), ai parafanghi corti, oppure dettagli con finiture cromate o nere (opaco in alcuni casi), come per le barre paramotore, ma anche in sostituzione di pezzi originali, come per la coppia di collettori di scarico neri. Troviamo poi le borse da forcellone, che possono essere nere o verde oliva, ma anche dettagli più funzionali, ci riferiamo in particolar modo al kit per il cruise control kit. Non mancano gli stupendi, anche da un punto di vista sonoro, silenziatori Vance & Hines con finitura nera o in acciaio inossidabile spazzolato, il cui prezzo passa la soglia dei mille euro.
PRO E CONTRO
Ci piace:
Look unico e particolare (in questo va inclusa l’assenza della sella per il passeggero), guidabilità, comfort e prestazioni.
Non ci piace:
Serbatoio ed autonomia piuttosto ridotti, rigorosamente monoposto
Triumph Bonneville Bobber: la Pagella di Motorionline
Motore: | |
Maneggevolezza: | |
Cambio e trasmissione: | |
Frenata: | |
Sospensioni: | |
Guida: | |
Comfort pilota: | |
Dotazione: | |
Qualità/Prezzo: | |
Linea: | |
Consumi: |
Abbigliamento del test:
Guanto Dainese BLACKJACK, prezzo al pubblico di 70 euro circa;
Giacca Dainese HF D1 Leather Jacket, prezzo al pubblico di 470 euro circa;
Pantaloni: Spidi Ronin Pants
Scarpa: Stylmartin Sunset
Casco LS2 BOBBER RUSTY BLACK prezzo al pubblico di 185 euro circa;
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Servizio fotografico: LINGEGNERE
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