Di Traverso Flat Track School – Soresina giugno 2015

Un grande maestro vi confermerà che il traverso è una delle droghe migliori!

Di Traverso Flat Track School: L’iniziativa ve la avevamo anticipata sulle nostre pagine dopo la presentazione di fine 2014. Già allora dagli occhi di Marco Belli, istruttore e titolare della scuola, si vedeva chiaramente quanto tenesse alla sua nuova avventura, ora ne capiamo meglio le ragioni. Intanto per chi non lo conoscesse lui è il re del traverso in moto, almeno nel nostro Paese. Oltre 20 anni di carriera nel Flat Track, è infatti del 1989 (aveva allora 17 anni) la prima partecipazione al campionato europeo, costellata di successi e accumulando un bagaglio di esperienze e conoscenze unico. Dalle nostre parti questo sport è infatti quasi sconosciuto, anche se un pubblico di nicchia sempre più numeroso inizia ad averlo, anche grazie a Marco stesso, oltre che alla pubblicità che arriva da Valentino Rossi, che sovente si allena per la MotoGp in sella ad una moto da Flat Track. Non stupisce che i due si conoscano, visto che condividono la passione per il traverso. La passione per le due ruote di Marco Belli lo ha spinto anche a partecipare alla mitica Pikes Peak per ben 5 volte e non tanto per divertimento: due secondi posti nelle prime due partecipazioni ed un terzo nell’ultima edizione prima che il tracciato venisse interamente asfaltato. Su asfalto si è comunque difeso bene, mettendo nel suo palmares due quinti posti. Come dice lui, il Belli se lo ricordano bene da quelle parti… Due figli, la soglia dei 40 passata ormai da qualche anno, Marco si definisce “a fine carriera” e con la volontà di staccarsi dal mondo racing. L’idea di una scuola a gestione familiare appariva quindi una delle più interessanti per mettere a frutto l’esperienza maturata e al contempo continuare a lavorare “di traverso”. A dire il vero però lui ammette che l’attività agonistica gli manca non poco ed è al lavoro per partecipare a qualche competizione in sella ad una Yamaha, ma la scuola è ora la sua attività principale. L’ha presa sul serio e lo dimostra il fatto che è tecnico istruttore Fmi già da 2 anni e che il calendario dei corsi è piuttosto fitto. Merito di un’idea che è sicuramente nuova in Italia ed in grado di raccogliere fin dall’inizio un discreto interesse. Le sessione sono sempre “sold out”, con 12 partecipanti divisi in due gruppi da 6. Lo dimostra il fatto che anche noi per poter partecipare al corso abbiamo dovuto prenotare con congruo anticipo. Per ora le due location sono Misano e l’ippodromo di Soresina (in provincia di Cremona). La nostra scelta è stata di comodità, vista la distanza molto più contenuta da Milano della seconda, scopriremo poi che l’Ippodromo di Soresina è anche più interessante per le caratteristiche del tracciato, lunghezza e fondo.

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Fotografia di Davide Pravettoni

Il programma prevede l’arrivo dei partecipanti intorno alle 10, dopo caffè e colazione mezz’ora dopo inizia la presentazione ed una prima infarinatura teorica. Marco ci tiene alla sicurezza di tutti e, anche se la speranza è che non debbano servire mai, ci informa che i partecipanti sono coperti da una polizza assicurativa per infortuni e rischi civili nei confronti di terzi, e che una ambulanza è presente per garantire un intervento con la massima rapidità se dovesse farsi male qualcuno. Scopriremo che i rischi sono modesti, ma quando si sale in moto è sempre meglio avere tutte le precauzioni possibili. Motivo per il quale è richiesto un abbigliamento tecnico completo, dagli stivali al casco, messo a disposizione dalla scuola con un piccolo sovrapprezzo (50 euro), per chi lo desideri o non abbia il proprio. Partner tecnici sono AGV per i caschi, Dainese e Deus per l’abbigliamento. La moto invece è un pezzo di storia, la Yamaha SR400 nata oltre 35 anni fa e recentemente rientrata nei listini della Casa di Iwata. Ideale perchè facile e semplice, ma anche per l’erogazione del monocilindrico che si addice a questo utilizzo. Per l’occasione viene rivista e personalizzata per lo scopo. I principali cambiamenti riguardano gomme e cerchi, ma anche il manubrio Tommaselli con disegno da Flat Track e sella e codone. I cerchi a raggi da 19 pollici Excel hanno un canale anteriore da 2.15 e posteriore da 2.50 e calzano delle Golden Tyre GT 267 in mescola soft, con tassello da 6 millimetri, come prevede il regolamento per le gare, tenute ad una pressione molto bassa, che oscilla a seconda della pista e del fondo della stessa tra 0,8 e 1,2 Bar. Anche se in competizione il freno anteriore non esiste, in questo caso viene mantenuto, ma non va assolutamente utilizzato, come vedremo poi. Gireremo su un ovale di 800 metri di lunghezza, ricoperto con 7-10 cm di terra. Come in tutte le gare di Flat Track si gira in senso antiorario, quindi si curva sempre e solo a sinistra, con il piede interno che striscia, motivo per il quale le calzature ad uso specifico sono asimmetriche e sotto la suola della sinistra si monta una placca metallica.

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Fotografia di Davide Pravettoni

Anche la tuta in pelle di Marco Belli è particolare, sembra solo apparentemente una normale tuta da moto, in realtà è realizzata in modo da essere meno legati, oltre a non avere ovviamente le saponette sulle ginocchia. La parte essenziale per iniziare a fare i primi esercizi e la posizione in sella. Si sta il più in avanti possibile, caricando l’anteriore, che deve diventare il punto fermo nella guida, con il posteriore della moto che resta scarico e libero di muoversi assecondando i movimenti atti ad ottenere la miglior trazione possibile. In pratica spesso ci si trova con la moto “a bandiera” e parallela al rettilineo che segue la curva, prima di arrivarci. I polsi stanno verso l’alto (le leve vengono quindi spostate di conseguenza), le spalle quasi sopra al manubrio, il peso del corpo sul lato opposto a quanto non si faccia di solito in una curva percorsa in moto. Si curva a sinistra, il peso va messo sulla destra, spostando il fondoschiena e spingendo sulla gamba destra appoggiata sulla pedana. La sinistra va incontro alla terra, ma restando il più possibile “scarica”, serve solo per dare una sicurezza in più ed al contempo così facendo si apre il ginocchio interno alla curva, ottenendo una resistenza aerodinamica che aiuta a curvare. Ginocchia che invece normalmente restano strette ed aderenti al serbatoio, per garantire un ottimale controllo della moto. Ciò che nemmeno a fine corso riusciremo a mettere in pratica, perché occorre una buona dose di esercizio per arrivarci, è la corretta entrata in curva del Flat Track, senza staccare, caricando il peso in avanti e piegando la moto per innescare lo “spinning” del posteriore che porta la moto a curvare. Serve “farsi violenza”, perché qualsiasi motociclista è abituato ad un inserimento completamente diverso da questo. Vedere guidare così Marco Belli con la sua YZ450 da Flat Track è qualcosa da pelle d’oca. Ad una velocità di oltre 130 Km/h e senza mollare il gas inclina la moto qualche decina di metri prima delle due curve dell’ovale, percorrendole poi spazzolandole con la moto di traverso che sposta una copiosa quantità di terra. La velocità è quasi costante lungo tutto il tracciato, la moto resta dritta solo per qualche frangente in uscita di curva.

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Fotografia di Davide Pravettoni

Dopo questa breve introduzione teorica (nemmeno mezz’ora) si passa subito ai primi esercizi, con uno slalom tra i birilli per iniziare a familiarizzare con una postura ed una tecnica che sono davvero distantissime da quelle a cui siamo abituati in strada. Marco ed il secondo istruttore seguono i partecipanti, divisi in due gruppi da 6, perché le moto sono 6 più una di riserva, ma soprattutto perché senza pause non si potrebbe sopravvivere. Mai avremmo pensato che anche solo questi esercizi di base potessero essere fisicamente faticosi. Sia in moto che tra una sessione e l’altra vengono sempre raccolti i feedback di tutti, in modo da cercare di aiutare ad arrivare in poco tempo ad un buon risultato.

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Fotografia di Davide Pravettoni

Si prosegue poi con altri esercizi, oltre a qualche dettaglio di colore, come provare la famosa posizione aerodinamica, con la testa bassa sul serbatoio e la mano sinistra sullo stelo della forcella, che serve a guadagnare qualche chilometro di velocità in più. Si usa solo il gas, perché gli esercizi vengo effettuati a bassa velocità tutti in prima marcia. L’importante è capire, oltre alla postura, i meccanismi per perdere l’aderenza e gestire la moto.

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Fotografia di Davide Pravettoni

Passata la prima ora e mezza di esercizi arriva un meritato riposo con la pausa pranzo, dopo la quale si concludono gli ultimi esercizi, donuts (far girare su se stessa la moto), piccoli ovali dove innescare il traverso con il freno posteriore e farlo proseguire di gas che servono a preparare la parte più interessante del corso: girare sull’ovale intero. 3 ore abbondanti per mettere in pratica gli insegnamenti ed iniziare a fare sul serio. C’è chi inizia subito forte e chi va per gradi, ma alla fine tutti si sono divertiti ad andare di traverso ed è fantastico. Passaggio dopo passaggio si capisce qualcosa in più e si migliora. Una delle cose più strane che personalmente abbiamo sperimentato, ad esempio, è che con il gas aperto e gestendo la curva nel modo corretto non si cade mai (o comunque è molto difficile farlo), mentre rallentando (senza nemmeno usare il freno posteriore) arriva un momento in cui la moto non sta più in piedi, per fortuna non lo abbiamo sperimentato, ma ci siamo andati vicini per evitare la collisione con un pilota più lento che ci prevedeva. Alla fine, per evitare la caduta, ci siamo ricordati delle parole dell’istruttore e ci siamo imposti di contrastare il nostro spirito di sopravvivenza: abbiamo aperto il gas ed è stato meraviglioso, sorpasso all’interno con la moto di traverso, spettacolo!

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Fotografia di Davide Pravettoni

Un po’ alla volta ci abbiamo preso gusto, fino ad arrivare alle batterie per scremare i migliori 6 che si sono sfidati nella garetta finale del corso. 3 giri con partenza da fermo, dove oltre alla guida bisogna gestire la presenza di altre 5 moto che vogliono mettere le ruote davanti a voi. Anche questo è stato un momento che, oltre che divertente, ci ha aiutato molto a migliorare spingendoci oltre il limite che avevamo prima. Fino all’ultima curva dell’ultimo giro della finale dove, anche se si vinceva solo la gloria, per infilare l’ultimo avversario la abbiamo percorsa tutta a gas spalancato, senza mai parzializzare, scoprendo che è questa la tecnica migliore, se si ha spazio a sufficienza per allargare.

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Fotografia di Davide Pravettoni

Il corso si è poi concluso con la consegna dell’attestato e la foto di rito, ma tutti i 12 partecipanti si sono poi trattenuti per un aperitivo tra amici e mentre si scambiava qualche chiacchiera insieme, è emerso chiaramente che nessuno era rimasto deluso da questa giornata ed eravamo tutti entusiasti, in molti desiderosi di proseguire in un percorso che si vorrebbe fosse solo all’inizio. Marco Belli ha già raccolto l’entusiasmo dei partecipanti ad altre sessioni e per lui ora l’idea è quella di aprire ad un corso avanzato, ma anche di essere trainante in Italia in una specialità di nicchia che inizia a prendere piede, magari trovando la disponibilità di una struttura che ospiti chi abbia voglia di metterla in pratica, anche al di fuori delle sessioni formative. Lungo la strada di rientro il pensiero è andato ad altre iniziative a cui avevamo partecipato in passato, alcune delle quali davvero interessanti, ma mai quanto quella di “Di Traverso Flat Track School”. Anche dopo una doccia avevamo ancora la terra tra i denti, ogni muscolo del corpo dolorante (ed è stato così per alcuni giorni), ma appagati da una delle più belle esperienze per un appassionato di due ruote possa vivere. Spesso i corsi sono interessanti, ma si torna a casa combattuti sul fatto che il prezzo sia giustificato da quanto si è fatto, in questo caso non abbiamo alcun dubbio, sono soldi ben spesi, uno dei migliori regali da fare a chi apprezzi il genere, e se non avete nessuno che ci pensi regalatevi voi stessi una esperienza così, vi farà bene!

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Fotografia di Davide Pravettoni

Uno speciale ringraziamento a Marco Belli ed al suo staff.
Le fotografie dell’articolo sono di Davide Pravettoni che ringraziamo anche per il suo contributo per quelle presenti nella galleria.

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