Zero Motorcycles DSR Black Forest Edition, il primo crossover elettrico [PROVA SU STRADA]

Abbiamo provato la Zero DSR nell’allestimento Black Forest

Zero DSR Black Forest - La versione con ruota anteriore da 19”, pneumatici dual sport e sospensioni dalla corsa maggiorata si è rivelata una sorpresa degna di nota, andando a inserirsi in un settore nuovo per le moto elettriche, che potremmo chiamare “crossover”

Tra i modelli stradali DS e motard FXS, prettamente stradali con ruote da 17 e la FX con ruote 21”/18”, espressamente dedicata all’off road, si va ad inserire il modello DSR, destinato a chi ama viaggiare e non vuole fermarsi davanti alle strade bianche. Il motore è quello conosciuto, già montato sulla DS, nella sua versione più potente, con 52 kW (equivalenti a 69 cavalli) e ben 146 Nm di coppia, che consentono una velocità massima di oltre 160 Km/h (limitata) ed un’accelerazione pari a quella di una supersportiva di grossa cilindrata. Il nostro modello era inoltre equipaggiato con l’opzionale caricatore rapido, che accorcia drasticamente i tempi di ricarica, potendo sfruttare le colonnine per veicoli elettrici. Ovviamente resta possibile anche la ricarica con la normale rete domestica. Come già accennato, la Black Forest inaugura il filone delle elettriche da viaggio, con un allestimento che include un trittico di borse in alluminio (marchiate Givi), un cupolino con deflettore, non eccessivamente alto, ma piuttosto efficace, un parafango alto in perfetto stile dual sport e pneumatici Pirelli MT60 che, nonostante penalizzino un po’ la guida su asfalto, permettono qualche escursione su sterrati facili, in tutta sicurezza.

Estetica e finiture:

Rating: ★★★★☆ 

Sportiva ed elegante senza eccessi
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Ad un primo colpo d’occhio la Black Forest non è una moto che stupisce o lascia a bocca aperta. Quello che lascia un po’ spiazzati è la presenza, là dove siamo abituati a vedere le forme di un motore, del grosso parallelepipedo nero della batteria. L’aspetto generale è quello di una naked seria e compassata, ma andando ad osservarla meglio balzano all’occhio diversi dettagli veramente pregevoli. Le pedane sono dei piccoli pezzi di gioielleria, con una dentatura smontabile ricavata dal pieno. Potrebbero stare benissimo su un’aggressiva moto da rally, lo stesso vale per il pedale del freno posteriore (unico pedale, dato che il cambio non c’è), con la testina intercambiabile. Al manubrio troviamo una bella leva freno regolabile micrometricamente ed una coppia di paramani, anche questi che non sfigurerebbero su una specialistica da fuoristrada, dotati di un robusto archetto in alluminio e un’estesa protezione in plastica, sostituibile in caso di rottura. Il parabrezza, non eccessivamente alto, ripara bene dall’aria tutto il busto e le spalle, lascia scoperto il casco, ma basta regolare il piccolo deflettore per viaggiare senza nessuna turbolenza. Il parafango alto e la griglia a protezione del faro aggiungono un tocco off road e le robuste barre paramotore, insieme ai già citati paramani, offrono un’ottima protezione nella malaugurata eventualità di appoggiare la moto in terra.

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Telaio e forcellone hanno una bella verniciatura nera opaca e mostrano saldature di ottima fattura, al comparto sospensioni, fornite da Showa, troviamo una forcella up side down da 41 mm e un mono con pistone da 40 mm, entrambi regolabili nel precarico e nell’idraulica sia in compressione che estensione. I cerchi in lega di alluminio, da 19” all’anteriore e 17” al posteriore, calzano coperture Pirelli MT60, rispettivamente 100/90 e 130/80. Citando il celebre Harry Ford “scegliete qualsiasi colore, purchè sia nero”, l’unica grafica disponibile per la Black Forest o si odia o si ama, prevede infatti il (finto) serbatoio in nero con una larga fascia con un motivo conosciuto come “digicamo” a grossi pixel mimetici. Non è sicuramente un accostamento a cui siamo abituati, ma nel complesso non stona con l’aspetto adventure della moto. Un po’ sottotono i blocchetti elettrici, funzionali e pratici, ma che non brillano per originalità.

Motore e prestazioni:

Rating: ★★★★★ 

Chi pensa che un motore elettrico vada bene per gli scooter e le commuter da città si sbaglia!
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Quando si parla di motori elettrici nell’ambiente dei motociclisti, la critica che si sente sollevare più spesso è “che noia senza cambio e senza rumore”, spesso in termini molto più coloriti. Trovare piacevole o meno il rombo di un motore è un fattore assolutamente soggettivo e quindi non ci soffermeremo su questo, ma se parliamo di emozioni il dato relativo al valore di coppia di questo motore dovrebbe bastare a far rizzare i peli sulle braccia a chiunque lo capisca. 147 Nm sono un valore superiore a quello di una Ducati Panigale, una Yamaha R1 2018 ne ha circa il 25% in meno e, soprattutto, il valore di coppia di un motore elettrico è costante, vale a dire “tutto e subito”. Durante la prima presa di contatto con la DSR sono stato sorpreso da un violento acquazzone, dimenticandomi di essere in modalità “Sport”, sono uscito da una rotonda un po’ troppo allegro ed aprendo il gas, la ruota posteriore ha cercato di superare l’anteriore senza troppi complimenti. Aprire il gas sulla DSR è un’esperienza che può riservare delle sorprese, complice l’assenza di qualsiasi sistema di antipattinamento, non necessariamente piacevoli ma sicuramente emozionanti.

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Il motore dispone di tre modalità: la Eco, la Sport e la Custom. La prima, come dice il nome, serve per risparmiare energia ed aumentare l’autonomia, oltre ad essere ottima su fondi con scarsa aderenza. La seconda offre le prestazioni massime, tutti i 147 Nm di coppia e la velocità massima raggiungibile: poco sopra i 170 Km/h indicati, limitata. La modalità Custom, infine, è totalmente personalizzabile tramite un’app edicata e gratuita, per Android ed iPhone. Questa permette, tra l’altro, di impostare il valore di potenza e di coppia massima erogabili, la velocità massima e perfino il freno motore (che contribuisce anche a ricaricare la batteria in rilascio). Se la velocità massima non fa gridare al miracolo, quello che stupisce è l’accelerazione, impressionante a qualsiasi velocità e l’erogazione, anche se parlare di erogazione è scorretto per un motore elettrico, che permette perfino di esibirsi in coreografiche impennate di potenza.

Guida e maneggevolezza:

Rating: ★★★★☆ 

Baricentro alto e ottime sospensioni
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A causa della batteria, il baricentro della DSR è inevitabilmente un po’ alto. A differenza della sorella con ruote da 17”, sulla Black Forest scompare invece quasi totalmente la sensazione di caduta e centro curva, a favore di un comportamento abbastanza neutro. Grazie a una diversa taratura delle sospensioni ed alla ruota anteriore da 19”, la distribuzione dei pesi ci è sembrata più omogenea. Questo, accompagnato da un pacchetto sospensioni di ottima qualità, un manubrio largo e piuttosto dritto e una risposta al gas che solo un motore elettrico può avere, fa sì che la nostra Zero sia decisamente piacevole da guidare sul misto. L’unica cosa a cui bisogna fare l’abitudine è la quasi totale assenza di freno motore, anche impostandolo al massimo, cosa che rende necessario un intenso uso dei freni. L’impianto frenante, dal canto suo, è sufficientemente dimensionato, gli unici nei sono una leggera sensazione di torsione sulla forcella, dovuta al singolo disco e l’ABS al posteriore, troppo invasivo.

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Non si sono comunque verificati fenomeni di fading o surriscaldamento, nemmeno sotto stress. Ciò che limita di più le prestazioni stradali sono gli pneumatici, pensati come dual sport e con un battistrada piuttosto alto, che innesca una certa incertezza in curva e in staccata, parliamo comunque di una guida non esattamente appropriata ad una tourer. Abbiamo voluto toglierci la curiosità di portare la DSR anche in fuoristrada, nulla di estremo ovviamente, ma strade di campagna e carrozzabili montane anche ripide. Qui emerge qualche limite, dovuto per lo più alla triangolazione sella-pedane-manubrio che rende faticosa e scomoda la guida in piedi e al baricentro alto, che rende la DSR un po’ “legnosa” quando, sempre guidando in piedi, la si voglia inclinare per affrontare un tornante. Parliamo comunque di condizioni per le quali la moto non è stata progettata, finchè ci limitiamo alle strade di campagna la nostra elettrica è godibilissima, le sospensioni assorbono benissimo e gli pneumatici MT60 rivelano la loro vera vocazione dual dando la necessaria sicurezza. In questo caso l’unico neo è il già citato ABS sul freno posteriore, che interviene troppo presto, rendendo il freno quasi inefficace. L’anteriore è comunque piuttosto modulabile e permette di essere utilizzato anche in condizioni di scarsa aderenza.

Prezzo e consumi:

Rating: ★★★★☆ 

L’innovazione e la qualità si pagano
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Le moto elettriche sono ancora prodotti di nicchia, è indubbio, di conseguenza ammortizzare la tecnologia con numeri di vendita estremamente ridotti si ripercuote sui prezzi. Nel caso della Black Forest, parliamo di ben 25.295 euro. Una cifra sicuramente notevole, parzialmente giustificata dall’esclusività e dall’allestimento che prevede il trittico Givi, Charge Tank, barre paramotore, faretti supplementari e cupolino. Comparare il prezzo della DSR a quello di una moto “normale” ha poco senso, nel suo campo la nostra elettrica rappresenta più o meno lo stato dell’arte della tecnologia.

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La batteria standard da 14,4 kW, con la quale si percorrono in uso reale comodamente oltre 200 Km, può essere aumentata di 3,6 kW con l’installazione del Power Tank, che garantisce un’autonomia di oltre 350 chilometri in uso extraurbano ed oltre 150 in autostrada (che ricordiamo essere la situazione più gravosa per un motore elettrico). Il Charge tank installato sulla nostra moto, non fornisce questo “plus” di autonomia ma consente una ricarica al 95% in poco più di un’ora alle apposite colonnine di ricarica di secondo livello. La ricarica con la rete elettrica domestica invece richiede da 9 a 11 ore se la batteria è completamente a zero, quindi praticamente una notte. E’ ancora difficile pensare di poter fare turismo a lungo raggio con una moto elettrica, anche se pianificando bene le soste, in funzione delle colonnine di ricarica, si può pensare di andare ben oltre l’uso da “commuter”.

La moto ci è stata consegnata presso HP Motorrad, forse la più grossa struttura di noleggio moto in Italia, con oltre 15 negozi nelle principali città e luoghi di turismo. Abbiamo apprezzato e troviamo interessante il fatto che l’utenza che fosse incuriosita da prodotti come quello da noi provato, possa approfittare del noleggio per una prima presa di contatto con un “mondo nuovo”, andando oltre il classico breve giretto che un dealer gli possa mettere a disposizione. Il tutto con un costo tutto sommato accettabile, in proporzione al prezzo di listino della Zero Motorcycles DSR o di altri modelli. Si parte infatti da 130 euro al giorno, ma per periodi più lunghi il costo della singola giornata si abbassa (235 euro per un week end, oppure 7 gg a 530 euro, quindi circa 75 euro al giorno). Una esperienza “elettrizzante”, senza un eccessivo impegno economico, che vi consigliamo di provare.

PRO E CONTRO
Ci piace:
Equilibrio dinamico, coppia ed erogazione del motore elettrico, versatilità, finiture
Non ci piace:
Baricentro alto, l’autonomia ed i tempi di ricarica restano vincoli importanti

Zero DSR Black Forest Edition: la Pagella di Motorionline

Motore:★★★★★ 
Maneggevolezza:★★★★☆ 
Cambio e trasmissione:★★★★★ 
Frenata:★★★★☆ 
Sospensioni:★★★★½ 
Guida:★★★★☆ 
Comfort pilota:★★★★☆ 
Comfort passeggero:★★★★☆ 
Dotazione:★★★★☆ 
Qualità/Prezzo:★★★☆☆ 
Linea:★★★★☆ 
Consumi:★★★★★ 

Articolo e foto a cura di Stefano Pelati
Ha collaborato Matteo Pozzi

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Abbigliamento dei tester:
Giacca, pantaloni, guanti e scarpe Alpinestars,
Casco Suomy MX Tourer

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