Gioele Meoni ha avverato il suo sogno: ha terminato la Dakar 2024, nel segno di papà Fabrizio

Primo degli italiani, ha corso con una KTM 450 Rally in memoria del padre

Gioele Meoni ha avverato il suo sogno: ha terminato la Dakar 2024, nel segno di papà Fabrizio Gioele Meoni ha avverato il suo sogno: ha terminato la Dakar 2024, nel segno di papà Fabrizio

Gioia e commozione per Gioele Meoni, il 32enne motociclista che ha concluso la Dakar 2024 con un rispettabile 47esimo posto assoluto, primo degli italiani.

Per lui arrivare in fondo alla dura competizione era più di un obiettivo sportivo, ma una missione di vita, una promessa da mantenere nei confronti di papà Fabrizio, vincitore della Parigi-Dakar nel 2001 e 2002, e tragicamente scomparso alla Dakar 2005, a poche tappe dalla sua ultima gara da professionista, quando Gioele aveva 13 anni. 

Se l’erano promesso tanti anni fa, lui e suo padre Fabrizio, che un giorno avrebbe corso questa gara insieme. Nonostante il destino ha negato tale possibilità, Gioele Meoni non ha abbandonato la promessa. Dopo aver aspettato il momento giusto, Meoni jr ha contattato alcuni sponsor che supportavano il padre, ha verniciato la sua KTM 450 Rally in arancione e grigio come la bicilindrica LC8 con cui Fabrizio vinse nel 2002 ed è partito.

Un’avventura carica di motivazioni e di significato per Gioele Meoni, che al termine della Dakar 2024 si è lasciato andare al travolgente flusso di emozioni e ricordi che il 32enne ha provato ad esprimere in un commovente post sui social dedicato a suo padre.

Fabrizio e Gioele Meoni

Il post-dedica a papà Fabrizio

Hai visto? Ce l’abbiamo fatta, insieme! Lo so che tu non avevi dubbi, ne hai finite tante, ma io un po’ ero spaventato da queste tappe infinite della Dakar. Quando ne facesti una senza meccanico e assistenza tornasti a casa e alla mamma dicesti che non l’avresti rifatta più così.

Invece eccoci qua, sarà anche grazie alla moto, ma usando la testa come ci siamo accordati, non abbiamo messo in crisi né la moto né il fisico. Arrivati provati ma felici.

Ho imparato a navigare un po’? Ancora dovrei capire come farlo in quel modo lì, a modo tuo, sarà quasi impossibile, ma per adesso sono contento lo stesso. Forse è meglio che non ci provo nemmeno a imparare a farlo in quel modo. Comunque ho vinto la nostra scommessa di arrivare in fondo senza perdere nemmeno un waypoint.

I momenti più belli? Tutti, ma se devo scegliere quando eravamo a dormire in mezzo alle dune nella tappa lunga, penso sia piaciuta tanto anche a te. … si, sono d’accordo, il momento in cui abbiamo tribolato di più è stato il primo giorno nei 150 km di rocce del vulcano, lo sai che a me, come a te i sassi mi piacciono poco, meglio la sabbia tipo quella di quando andavamo a girare a Riola.

Infatti lo so che alla Parigi Dakar non partivate così a freddo, in Europa vi scaldavate appena, qua invece subito dura. Però qua non abbiamo trovato i posti belli e maledetti della Mauritania. Sarebbe bella da rifare in moto. Quando torniamo ci pensiamo un po’ con le donne di casa, intanto ci meritiamo una bella pizza come piace a te!

Grazie babbo per avermi portato alla Dakar“.

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