ARAI TOUR-X5: Fedele compagno di Viaggio e di Vita [LA PROVA]

Versatilità a 360 gradi: Il Casco che trasforma ogni percorso in nuova conquista

La mia passione per i caschi Arai non è certo una novità, non l’ho mai neanche “nascosta”, a dire il vero. È una storia che affonda le radici nel tempo, un desiderio di possedere qualcosa che regala emozioni. Fin dai miei primi passi nel mondo delle due ruote, come già vi ho raccontato (clicca qui) ho sempre subito il fascino di quel nome. Arai ha saputo conservare nel tempo la sua identità di qualità e affidabilità, rimanendo fedele al suo concetto di sicurezza senza cedere alle mode passeggere. Altri marchi hanno tentato di replicarne il successo, evolvendosi e conquistando fette di mercato, ma Arai continua a essere un punto di riferimento. Certo, non è un prodotto economicamente accessibile a tutti. Molti, specialmente chi si avvicina per la prima volta al motociclismo, potrebbero non rendersi conto dell’importanza di investire nella propria sicurezza. Spesso si preferisce spendere per un accessorio estetico che abbellisce la moto, piuttosto che per un casco di alta qualità.
La mia preferenza, data la mia inclinazione all’uso stradale e in pista della moto, è sempre stata rivolta all’RX-7, il Top di gamma dei caschi Racing Arai. Ho sempre ammirato la sua aerodinamica, la sua calzata aderente e la sensazione di essere tutt’uno con lui. Conosco molto bene la versione stradale, il Quantic, ma non ho mai provato le versioni Tour-X*. Il nuovo Tour-X5 è l’ultima evoluzione della casa giapponese, e non vedo l’ora di provarlo.

DIFFERENZE IN BREVE TRA TOUR-X4 E TOUR-X5

La differenza più evidente è il nuovo sistema VAS-A del Tour-X5. Permette di rimuovere visiera e frontino in pochi secondi e senza attrezzi. il Tour-X5 passa facilmente tra configurazioni Adventure/Off-Road/Integrale. Il frontino del Tour-X5 è stato ottimizzato per ridurre l’affaticamento del motociclista, tagliando l’aria in modo più efficace e riducendo drasticamente l’effetto vela. La calotta esterna del Tour-X5, con la sua forma ancora più tondeggiante (PB-cLc2), segue la filosofia Arai della “forma dell’uovo” per una migliore dissipazione dell’energia in caso di impatto. Anche la mentoniera è stata ampliata di 5 mm per migliorare la calzata e ridurre le forze rotazionali. Il sistema di ventilazione è stato completamente ridisegnato. Il Tour-X5 abbandona le “brow vents” del Tour-X4 in favore della nuova presa d’aria Arai 3D Logo Duct. Inoltre, il Tour-X5 ha introdotto un sistema più avanzato della presa d’aria mentoniera (Chin Vent) con una saracinesca interna che può essere regolata per convogliare l’aria direttamente verso il viso o verso la visiera per prevenire l’appannamento. Questa saracinesca interna serve anche come protezione da eventuali detriti, particolarmente utile in ambienti sabbiosi. Il campo visivo del Tour-X5 è molto più ampio, sia lateralmente che verticalmente, e permette l’uso di occhiali da cross più ingombranti. Gli interni del Tour-X5 offrono le imbottiture “Peel Away” che consentono una personalizzazione precisa della calzata.

IL MIO BATTESIMO IN OFF-ROAD: L’OCCASIONE PERFETTA PER IL TOUR-X5

L’occasione è arrivata all’improvviso, un po’ a sorpresa: un invito a mettere le ruote per la prima volta su un percorso sterrato. Ed è proprio in situazioni così che capisci quanto sia fondamentale avere un casco versatile, uno di quelli che si trasformano al volo, capace di adattarsi a tre diverse configurazioni. Ho subito contattato i nostri amici di Ber Racing, distributore storico di Arai dal 1982, che hanno accolto la mia richiesta di testare l’ultima evoluzione di Arai, il Tour-X5. Quando ho tirato fuori il Tour-X5 dalla scatola, la prima cosa che mi ha colpito è stata la sua linea pulita e moderna. L’ho stretto tra le mani e la sensazione è stata quella che solo un Arai sa dare: una solidità rassicurante, un peso bilanciato (1.650 g) che promette stabilità ad alta velocità e comfort nelle lunghe ore in sella. Ho notato subito le dimensioni leggermente più compatte rispetto al predecessore, un dettaglio che, per chi come me preferisce un look meno “ingombrante”, fa la differenza. Il Tour-X5 si è presentato fin da subito come un casco esteticamente bello, pulito nelle sue linee e che conserva l’unicità del design Arai, semplice all’occhio ma estremamente funzionale, un evergreen.

La sua forma segue quella della nostra testa, con linee aerodinamiche ed essenziali. Il frontino è una struttura realizzata con grande maestria, perfettamente integrato nello stile Adventure. La sua ampia “bocca” frontale fa subito percepire l’abbondante flusso d’aria, riducendo le turbolenze ad alta velocità, pur mantenendo la sua funzionalità. Anche qui troviamo il sistema rapido di sgancio della visiera, che permette di passare da una visiera scura a una trasparente in pochi secondi. 

Parliamo della calzata, che è sempre quella inconfondibile di Arai. Certo, tra l’RX-7, che veste ancora più aderente, e il Tour-X5, più confortevole, c’è una differenza logica data la sua vocazione a macinare chilometri. Indossare un casco per la prima volta e affrontare così tanti chilometri è possibile solo con un marchio di cui ci si fida ciecamente. Non sempre ci si trova a proprio agio, e una sensazione di disagio, soprattutto con il casco, può trasformare un’uscita in un’odissea. Si pensi alle turbolenze ad alta velocità, alla scarsa visibilità, all’appannamento continuo della visiera per una ventilazione insufficiente, o a una forma non adatta al proprio cranio che, pur essendo della taglia abituale, può stringere o essere troppo larga. In particolare, una pressione alle tempie può causare un dolore non da sottovalutare, portando a maggiore stanchezza e minore lucidità durante la guida.

LA LIBERTÀ DI SCEGLIERE: UN VERO CAMALEONTE SU STRADA E IN OFF-ROAD

Durante il percorso su strade extraurbane, superstrade e autostrade, ho apprezzato il posizionamento del frontino che ha svolto egregiamente il suo lavoro di protezione dal sole. Avendo indossato anche altri caschi di tipologia simile, ho notato che il Tour-X5, come prevedevo osservandone l’estetica, non risente di alcuna turbolenza, nemmeno ad alte velocità. Il frontino non crea quell’effetto “vela” che costringe a tensioni al collo per mantenere la testa dritta. La visuale della strada è molto ampia e la ventilazione, come in ogni casco Arai, è così ben garantita che sono stato costretto a chiudere alcune prese d’aria.

Chiudendole, si percepisce immediatamente quanto fosse efficace la ventilazione precedente, poiché i rumori esterni si riducono notevolmente, aumentando l’insonorizzazione del casco. Questo mi ha permesso di percorrere molti chilometri senza quella sensazione di stordimento causata da rumori continui come il vento. L’ambiente interno è rimasto con un’ottima temperatura e una buona ventilazione, mantenendo aperte solo un paio di prese. Abbiamo fatto circa 140 km tutti d’un fiato. Durante il tragitto però, mi è venuto un dubbio: perché sentivo una leggera pressione ai lati esterni della testa?
Sebbene il casco fosse nuovo, e pur non avendo prove scientifiche, a conferma della mia tesi, è come se, forse a causa di una diversa idratazione del mio corpo nell’ultimo mese, la circonferenza della mia testa fosse leggermente aumentata. È strano, perché tutti i miei caschi Arai sono di taglia S, ed è la prima volta che mi stringe più del solito. Sapendo che Arai vanta una precisione maniacale, in pochi secondi ho smontato la calottina interna e rimosso i “Peel Away“, le spugnette progettate per essere rimosse o mantenute in base alla conformazione della testa. Il resto del viaggio è stato decisamente più confortevole. Un’ulteriore opzione che Arai offre per la personalizzazione della calzata è la possibilità di acquistare la calottina interna da 5mm. Questo permette a chi ne ha bisogno di adattare ulteriormente la misura del casco, rendendola praticamente su misura.

Arrivato sul percorso fuoristrada, ho voluto godermi al massimo il nuovo casco Arai. Ho affrontato circa 10 km di fuoristrada di medio livello, sfruttando una bellissima Suzuki V-Strom 800 DE. Insieme abbiamo affrontato questa nuova avventura. Ho aperto tutte le prese d’aria, poiché lo sforzo fisico iniziava a farsi sentire. La visiera interna non si è mai appannata, nonostante la mia respirazione aumentasse metro dopo metro a causa dell’esercizio fisico per affrontare il percorso sempre più impegnativo.

CARATTERISTICHE VINCENTI E LA SICUREZZA INVIOLABILE

Confermo una testa ben salda all’interno del casco, un grande comfort, un’eccellente ventilazione interna e una versatilità che permette al casco di trasformarsi in tre prodotti diversi: Adventure, Off-Road e Integrale. In anteprima, posso anticiparvi che da settembre i nuovi Tour-X5 includeranno un coperchietto aggiuntivo. Questo accessorio sarà particolarmente utile quando si rimuove il frontino, permettendo di configurare il casco in versione integrale con un ulteriore tocco estetico.
Pensate che Arai è uno dei pochi marchi a non avere la Sun Visor interna. Sebbene siano omologate, Arai ritiene che creare un’apertura, una fessura all’interno del casco per ospitare la visierina parasole, rappresenti un punto di “debolezza”, una potenziale falla. Per questo motivo, preferisce investire il massimo delle energie nella creazione di un sistema rapido di smontaggio e montaggio della visiera esterna, pur di non compromettere la sicurezza dei propri clienti. Arai è consapevole che molti clienti potrebbero preferire caschi con Sun Visor interna e optare per altri marchi, ma preferisce perdere clienti economicamente piuttosto che perdere la loro fiducia per aver compromesso la sicurezza. Il Tour-X5 è omologato secondo la nuova normativa ECE R22-06 e come ben sapete, Arai va ben oltre i requisiti minimi di omologazione, applicando i propri standard interni molto più severi.

CONCLUSIONI: UN AMORE PROFONDO NATO DALLA FIDUCIA

A dire il vero, il casco Tour-X5 non mi ha sorpreso, e non avrebbe dovuto. La sorpresa implica qualcosa di inaspettato. Per me, è stata invece una conferma, un’ulteriore riprova della fiducia che ripongo in un marchio che non deve più stupirmi, ma continuare nel tempo a garantirmi il massimo delle sue prestazioni. Chi riuscirà a fare di meglio mi sorprenderà, ma fino a quel momento, Arai è la mia certezza. Indossare un casco Arai non è solo un atto di pragmatismo, non è un semplice scudo posto tra me e l’asfalto. Ogni curva, ogni linea, è pensata per deviare, per accarezzare l’aria e, se necessario, per scivolare via dalla morsa crudele dell’impatto. Arai è un fedele compagno di Viaggio e di Vita…

Fotografia a cura di Paolo Fedele

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