Triumph Tiger 1200 XCa: tra le Langhe, il Monferrato ed il Roero con un biglietto di prima classe

Finita la classica prova su strada, un itinerario di oltre 500 km per goderne l’animo da GT

Itinerario Langhe, Monferrato e Roero - Langhe, Roero, Monferrato, Alba, posti di grande bellezza e magia, immersi nel verde collinare piemontese, tra gradevoli saliscendi e panorami mozzafiato, un po’ come il vino che qui producono, dal Barolo all’Arneis

Terra di valore culturale e culinario, il suo tartufo bianco è famoso in tutto il Mondo, le sue chiese nei borghi arroccati proteggono affreschi risalenti anche al 300 dopo Cristo, c’è una magia qui, si sente attraversando la regione, immersi in un paesaggio che sembra dipinto da un pittore macchiaiolo. La ha sentita, questa magia, anche l’Unesco, che ha inserito la zona nella lista dei beni patrimonio dell’umanità.

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Oltre a questa magnifica zona, l’altra protagonista è la nuova Triumph Tiger 1200, in allestimento XCA, la top di gamma appena aggiornata con oltre 100 modifiche, tra cui chicche che siamo abituati a vedere solo su auto premium. Potenza e tecnologia, miscelate a creare un cocktail di comfort e prestazioni, con un estetica spinta ed aggressiva. Ha infatti linee da ammiraglia “overland”, col nuovo faro a led, dotato di tecnologia Adaptive Cornering Light.

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Abbiamo deciso di unirle, le Langhe e la “Tigerona”, per scoprire ciò che tutte e due hanno di meglio da offrire. Partenza da Milano, in un venerdì mattino di sole e caldo, di questa primavera che a tratti sembra più autunno inoltrato. Solo vederla nel box, in silenzio, sul cavalletto centrale, bianco perla, con tanto di borse laterali e top case in metallo nero, viene voglia di partire. Non serve una meta, basta non star qui, fare strada, scoprire qualcosa e non fermarsi, con quel faro che ti guarda dal basso verso l’alto, i suoi fendinebbia led supplementari, le larghe pedane da off road in metallo, il paramotore tubolare nero. La Tiger 1200 ha un mix di sex appeal, da sportivona cattiva, ma pronta ad affrontare il deserto e le piste beduine. Se dovessi fare un paragone con un auto, mi verrebbe in mente un lussuoso SUV con tanti cavalli, uno di quelli che in autostrada offre le prestazioni ed il comfort di una ammiraglia, che poi è capace anche, però, di affrontare un percorso in fuoristrada.

Bello il telaio a traliccio a vista, che si fonde a formare un tutt’uno con il motore tre cilindri, qui abbinato ad un terminale Arrow in titanio e carbonio, in grado di regalarle un sound cupo, mentre frulla rilassata a mille giri, senza una minima vibrazione. TSAS: Triumph Semi Active Suspension, ovvero sospensioni WP regolabili con un dito, attraverso i tasti con cui gestire facilmente le innumerevoli funzioni, tra cui la scelta tra le ben 6 modalità disponibili, da Rain ad Enduro Pro, che disabilita completamente ABS (di tipo Cornering) e controlli di trazione.

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Via, basta guardarla, attraversiamo Milano per prendere l’autostrada direzione Asti. Fa caldo, abbassiamo il parabrezza elettricamente per prendere un po’ d’aria, mentre ci muoviamo nel traffico cittadino, inserendo la terza e praticamente non cambiando più rapporto. Il tre cilindri riprende pacione da 1.000 giri senza problemi, riportandoti su, sino alla prossima decelerazione, morbidissimo e sempre pieno. Il peso si sente a bassa velocità. Il baricentro non è dei più bassi e bisogna farci un po’ la mano all’inizio, ma appena si prende velocità svaniscono tutti i problemi, con le sospensioni che ti fanno filare come sul velluto, malgrado il pavé milanese. Come detto le funzioni a disposizione sono tantissime, ma si fa tutto con un dito, come impostare il Cruise Control in autostrada, o alzare il parabrezza, per godersi una protezione aerodinamica che consente di restare a visiera aperta anche a 130 Km/h, malgrado 1,95 metri di statura, senza vortici o sballottamenti laterali. Mancava solo la sigaretta nella mano destra, che con il cruise è libera dal dover gestire l’acceleratore. Battute a parte, si va via lisci, senza una vibrazione, né al manubrio, né sulle pedane, i chilometri che ci separano da Asti volano.

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L’unica nota dolente, è che in una giornata calda come questa (la strumentazione LCD segna 29 gradi), il motore si sente tra le gambe, soprattutto sul lato destro. Non siamo a livelli insopportabili, ma il caldo c’è e viene su. D’altronde siamo seduti su un 1.200, tre cilindri, poche storie. La tentazione di accenderci la sigaretta cresce, così ci fermiamo in Autogrill, mancano 30 chilometri ad Asti e un caffè ci sta. Ripartiamo usando la frizione per la prima volta da parecchi chilometri, dato che il cambio elettro assistito permette di salire e scalare i rapporti senza frizione e senza dover giocare con il gas. Ingresso in autostrada snocciolando prima – seconda – terza e quarta a gas spalancato, con il motore che dai 5.000 giri diventa cattivo e spinge senza incertezze. In un istante il contagiri segna 10.000 giri: stop, quinta e sesta senza gas e torniamo ai canonici 130 Km/h, che è meglio va. Veloce e preciso lo Shift Assist, ma tra i pochi che abbiamo provato a permettere di essere usato anche in guida turistica. Sa essere quindi un gadget divertente quando si alza l’andatura, oltre che comodo in viaggio.

Arrivati ad Asti lasciamo l’autostrada e ci dirigiamo ad Alba attraverso una bella statale, giocherellando con i settaggi delle sospensioni e cambiando mappatura, anche in movimento a gas chiuso. Alba meriterebbe un articolo solo lei, col suo centro e la sua storia antica. Si dice sia abitata sin dall’età del paleolitico, noi ci concediamo una sosta, spegnendo la moto ed inserendo il bloccasterzo, semplicemente schiacciando un pulsante sul blocchetto di destra al manubrio, sempre tenendo le chiavi in tasca. Vogliamo girarci bene le Langhe, le cittadelle che si susseguono con nomi che, quantomeno, risultano famigliari a tutti: Barolo, Verduno, Montà, La morra. Di carne al fuoco in questa regione ne abbiamo, dipende solo dall’appetito. Pranzo a Barolo, questo è il programma. La statale che ci accompagna tra un vigneto e l’altro inizia a dipingere paesaggi sempre più suggestivi, una tavolozza di verdi su orizzonti dai profili morbidi, colline di vino che coprono tartufi.

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L’ultimo tratto sale verso il paese, con un susseguirsi di curve più o meno strette, che ci permettono di testare il comportamento della Tiger 1200. In curva bisogna inserirla decisi e spostando il peso del proprio corpo, come detto il baricentro non è bassissimo, ma poi lei tiene la traiettoria come un treno sui binari. Se nel traffico e sullo stretto è un po’ fisica da guidare, al salire della velocità sembra di avere il pilota automatico. Così scendi dalla sua sella fresco, anche dopo ore di guida, con la voglia di non smettere di viaggiare. Con le sospensioni settate su Sport, anche in staccata la moto non affonda più di tanto e resta precisissima, sia in entrata che in uscita. Tu scegli l’angolo di piega e lei ti catapulta fuori, con un range di coppia infinito. I suoi 141 cavalli corrono cattivi sopra i 5.000 giri, o ti trasportano fuori da una curva a 40 all’ora in quarta, spingendoti verso la successiva decisi e veloci.

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Barolo, con il museo del vino e le innumerevoli enoteche e ristoranti, ci fa rilassare, coi formaggi del posto, gli insaccati e il ragù. Il vino a pranzo meglio di no, troppi chilometri ancora da fare, ma abbiamo le valige laterali da riempire ed un Barolo non possiamo dimenticarcelo qui. Da qui le possibilità di spostamento sono praticamente infinite, noi puntiamo La Morra, col belvedere da mozzare il fiato, imperdibile, e le viuzze strette che si arrampicano alla torre centrale sulla piazza del paese. Anche la strada per arrivarci merita, tutta curve, tra filari di viti e sottoboschi che si aprono, scendendo dalle colline per donare panorami di una suggestione unica.

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Da qui a Montà il divertimento alla guida è assicurato, tutto è vicino, pochi chilometri dividono un paese dall’altro, una cantina e una farm da quella dopo, tutte visitabili, tutti unici. Pochi chilometri che permettono di girare tra un saliscendi di curve e borghi medievali, castelli e cantine, cibo e storia, diluiti da alcuni dei migliori vini d’Italia. Una meta turistica internazionale a non molti chilometri da Milano, che ci lascia il piacere di scegliere, se farci semplicemente un giro in giornata, visitando un solo paese, o fermarsi un week end (consigliato), per poter gustare meglio l’atmosfera del posto ed assaporare le prelibatezze della regione, magari in uno dei moltissimi agriturismi della zona.

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I prezzi sono per tutti e la possibilità praticamente infinite, sia per mangiare che per dormire, avrete solo l’imbarazzo della scelta, mentre guidando tra una curva e l’altra o parcheggiando la vostra moto, vi troverete a salutare motociclisti francesi, svizzeri e tedeschi, oltre che italiani, che qui non mancano mai. Noi ora dobbiamo rientrare, ma senza autostrada sino ad Asti, ci aspettano ancora chilometri di divertimento in moto e scuse per fermarci e vedere altri posti, come Verduno e la sua chiesa, che si affaccia sul prato del belvedere. Le curve ci daranno la scusa di restare più a lungo in sella a questa Triumph. Una Gran Turismo da prima classe, col carattere di una sportiva e le capacità di una jeep, che ci fa sognare di puntare la forcella in direzione Spagna, traghettare in Marocco per arrivare in Senegal, ma questa è un’altra storia. Chissà, magari un giorno ve la racconteremo.

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