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Aerografare un casco – prima parte

Aerografare un casco: Ci abbiamo pensato tutti, o quasi, almeno una volta. Dar sfogo alla fantasia, avere un oggetto unico, replicare la grafica di un casco ormai introvabile, oppure semplicemente rinnovarlo, dandogli un nuovo look, anche se in realtà, visti i costi non ha un gran senso usare un vecchio casco come base di partenza. I motivi possono essere molteplici, di certo personalizzare un casco con una grafica aerografata lo rende qualcosa di diverso da un “normale” casco. Diventa un oggetto particolare, non è nemmeno detto che debba poi essere usato in moto, perché potrebbe anche diventare un bel pezzo di arredo. Studiare la grafica, ancor prima di vedere realizzato il progetto, è poi un modo originale per esprimere la propria personalità. Chi si occupa di aerografie, come la Koro Design di Milano (www.aerografie.com) che collabora con noi per il progetto che vi stiamo raccontando, non lavora solo su caschi, perché si può creare anche su serbatoi e carene di una moto, oppure realizzare auto “opere d’arte”, solitamente la base sono le vintage Made in USA, ma recentemente si sono aperte le porte del mondo della moda, con giacche in pelle e capi di abbigliamento che vengono aerografati con vernici specifiche per pellami e tessuti. A noi però oggi interessano i caschi, perché il progetto nasce proprio dall’esigenza di una ragazza che voleva acquistarne uno nuovo, ma non trovava nulla che la riuscisse a soddisfare pienamente. A molti basta un colore standard, altri amano il carbonio in vista, altri ancora (negli ultimi anni meno) desiderano sfoggiare la grafica del pilota per cui tifano. Lei però voleva qualcosa di diverso. Che sia un po’ fuori dalle righe, con una giusta dose di voglia di restare distante dallo stereotipo di donna in carriera tutta “precisetti” lo si vede dal tatuaggio di un teschio che spunta sotto la manica della maglietta che indossa.

Un mix di contrasti, che lei vuole ovviamente venga rappresentato anche sul suo casco. La prima volta che ci ha chiesto un consiglio pensavamo volesse qualcosa di legato a quel tatuaggio, qualcosa in stile dark o horror. Invece no, la domanda che ci ha posto è stata: “dove posso trovare un casco con Biancaneve?”. Ovviamente la nostra reazione è stata di stupore, ci ha strappato un sorriso, ma dopo un attimo la risposta era già servita. Solo una aerografia può risolvere una esigenza così stravagante. Oppure, se avete un colpo di fortuna, qualcuno potrebbe avere a catalogo un prodotto industriale già pronto. Però nemmeno questo potrebbe bastare, perché c’è casco e casco. Magari esiste qualcosa di vicino a quello che si ha in mente, ma realizzato sulla base di un Jet, o di un tipo di prodotto che non risponde alle proprie esigenze. Le serve un casco integrale, oppure suggeriamo noi, un modulare ben realizzato, che garantisca una sicurezza elevata, unendola con un po’ di praticità in più. Appurato che non esista nulla del genere, la direzione è quella di trovare qualcuno che si occupi di aerografie, per realizzare la grafica sulla base delle precise indicazioni della nostra “Biancaneve”. La scelta viene facile perché, casualità vuole che una delle attività più affermate in questo settore abbia la sua sede proprio di zona. Inizia tutto con una telefonata per raccontare la nostra idea e raccogliere le indicazioni necessarie al passaggio preliminare: l’acquisto del casco.

In realtà non ci sono grossi vincoli, se non quello di evitare le colorazioni opache, o “matt” che dir si voglia, perché solitamente sono realizzate con una sorta di gommatura (infatti il peso di queste colorazioni è di qualche decina di grammi in più) che rende la fase di preparazione alla verniciatura più complessa e quindi costosa. A questo punto la scelta si basa su poche regole, ma che restringono comunque il campo: tinta unita e di fascia alta, perché non avrebbe senso dedicare tanto sforzo per personalizzare un casco economico che non duri nel tempo. Per il medesimo motivo meglio orientarsi verso la fibra, visto che quelli in policarbonato avrebbero una scadenza di 5 anni (anche se nessuna legge vieta di usarli per un periodo più lungo), ma non è un vincolo obbligatorio. La marca poco importa. In molti scelgono un prodotto anche per il blasone del marchio (cosa di per se assurda, perché essendo il casco un dispositivo di sicurezza, proprio gli aspetti legati alle caratteristiche tecniche dovrebbero contare di più, insieme al comfort ed all’estetica). In questo caso “l’apparire” viene completamente meno, perché i loghi devono essere rimossi. Se proprio ci tenete, si può rendere parte del disegno anche il logo del produttore. Il vantaggio di non dover tenere conto di grafica e colore si traduce nella possibilità di risparmiare qualcosa sul prezzo del casco, compensando in parte il costo della personalizzazione con l’aerografia. Alla fine la scelta cade su un modulare in fibra, un prodotto alto di gamma davvero molto interessante.

A questo punto manca solo un passaggio, consegnare il casco e, cosa ben più importante, con l’occasione definire il disegno. Si può arrivare già con un’idea ben precisa oppure costruire passo per passo il risultato che si vuole ottenere insieme a chi lo andrà a realizzare. Anni ed anni di esperienza aiutano a capire in che direzione andare, come adattare al meglio i desideri del cliente al casco che si vuole personalizzare. Nel nostro caso, ad esempio, l’immagine scelta è stata sostituita da una suggerita da Mirko, che piaceva di più a tutti. Così come il posizionamento del disegno, in base alla tipologia ed alla forma del casco, è stata modificata per poter dare il giusto risalto all’immagine principale.

Conclusa la scelta può iniziare la lavorazione, normalmente ci vogliono 15 giorni per portare a termine il tutto. Si parte dallo smontaggio delle parti esterne alla calotta, visiera e tutto ciò che è possibile rimuovere senza danneggiarlo. Vengono rimossi anche gli adesivi, sia il logo del produttore che le varie etichette sull’esterno della calotta. Il resto, interno incluso, viene incartato e protetto. A questo punto il casco è pronto per i passaggi successivi, ma questi saranno oggetto di un’altra puntata del nostro racconto…

Le fotografie sono realizzate con una fotocamera Full-Frame Mirrorless Sony A7 con obiettivo Vario-Tessar T FE 24-70 mm F4 ZA OSS

Matteo Pozzi:

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